Accordo sui trattamenti fiscali
L'obiettivo di tale accordo mira a ridurre il rischio di elusione da parte di imprese che potrebbero ottenere benefici fiscali trasferendo i profitti tra filiali collocate in Paesi diversi. In particolare, la Commissione europea istituirà una "banca dati" centrale che conservi le informazioni scambiate rendendole quindi accessibili a tutti. Ciò permetterà ai Paesi interessati, una volta che uno Stato abbia stipulato un accordo fiscale con un'impresa, di monitorare e valutare l'impatto potenziale del trattamento stesso sulle loro finanze.
Il consenso a tale manovra sorge in seguito sia alla pubblicazione dei 15 punti sul fisco realizzati dall'Ocse (l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), che hanno l'analogo obiettivo di garantire che le più importanti imprese internazionali versino i contributi nel Paese di realizzazione dei profitti, sia all'analisi condotta dall'Antitrust europea sull'attività di grandi gruppi multinazionali che cercano da sempre di ridurre al minimo il prelievo fiscale nei loro confronti (es. Amazon, Apple, Google ecc.).
Questa intesa costituisce sicuramente un ulteriore passo verso l'incremento della cooperazione tra Stati nonché un miglioramento notevole in termini di trasparenza fiscale e lotta all'evasione e all'elusione. Il commissario UE agli Affari economici e finanziari e al fisco Pierre Moscovici ha persino parlato di "accordo storico per combattere gli abusi fiscali". Per il ministro dell'economia italiano Pier Carlo Padoan l'accordo sui tax rulings rappresenta altresì il risultato dell'impegno che Francia, Italia e Germania hanno sempre mostrato contro l'evasione, testimoniato da una lettera comune inviata alla presidenza di turno dell'UE alcuni mesi fa.
Nel dettaglio il pacchetto stabilisce che gli accordi finalizzati, emendati o rinnovati tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2013 siano pubblicati se ancora in vigore il 1 gennaio 2014; per quelli invece stipulati tra il 1 gennaio 2014 e il 31 dicembre 2016 lo scambio deve essere garantito anche nel caso di annullamento dell'accordo stesso. La riunione dell'ECOFIN ha inoltre permesso di raggiungere un compromesso circa la retroattività di tale normativa fissata a 5 anni e i soggetti coinvolti, stabilendo che potranno essere esentate dallo scambio le piccole e medie imprese che abbiano un fatturato annuale inferiore ai 40 milioni di euro, purché non si occupino di attività finanziarie e di investimento.
L'accordo, che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 1 gennaio 2017, fa parte del più ampio progetto di realizzazione del Mercato Unico Digitale e mira a limitare la possibilità per le grandi imprese di falsare la concorrenza attraverso scappatoie legali che legittimino le loro pratiche commerciali sleali.
Fonte: Francesco Laera, Federica Bonanno
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