" Previsioni economiche di autunno 2015"
Il 5 novembre 2015, il Commissario per gli affari economici e finanziari, le fiscalità e le dogane, Pierre Moscovici ha presentato le previsioni economiche di autunno 2015 relative agli Stati membri dell'Unione europea. Tali previsioni tengono conto di tutti i dati e i fattori pertinenti disponibili, incluse le ipotesi riguardanti le politiche governative, fino al 22 ottobre 2015. Esse tengono inoltre conto di una serie d'ipotesi esterne relative ai tassi di cambio, ai tassi di interesse e ai prezzi delle materie prime.
Quest'anno la ripresa economica ha dato prova di resilienza e si è diffusa in tutti gli Stati membri, ma procede ad un ritmo piuttosto blando. Gli effetti positivi connessi al calo del prezzo del petrolio, ad una politica monetaria accomodante e alla relativa debolezza del valore esterno dell'euro vanno attenuandosi, spostando dunque l'attenzione verso nuove sfide quali il rallentamento delle economie di mercato emergenti e del commercio mondiale e le persistenti tensioni geopolitiche. Le previsioni segnalano che nel 2016 e nel 2017 il ritmo della crescita resisterà a queste nuove sfide grazie al sostegno di alcuni fattori, tra cui più favorevoli condizioni di credito, progressi nella riduzione dell'indebitamento e livelli superiori d'investimento. In particolare si prevede che il PIL reale della zona euro crescerà dell'1,6% nel 2015, per poi salire progressivamente giungendo all'1,9% nel 2017; per quanto riguarda l'UE nel suo complesso è previsto un incremento dell'1,9% per il 2015, seguito dal 2,0% nel 2016 fino al 2,1% nel 2017.
Il Vicepresidente responsabile per l'euro e il dialogo sociale, Valdis Dombrovskis, allo scopo di sollecitare i governi nazionali a proseguire negli sforzi necessari alla crescita ha dichiarato: "Per mantenere nel tempo la ripresa, rafforzandola, occorre approfittare di questa fase temporanea di venti di poppa per portare avanti una gestione responsabile delle finanze pubbliche, promuovere gli investimenti e introdurre riforme strutturali che migliorino la competitività".
Queste previsioni autunnali inoltre offrono una prima valutazione dell'effetto economico indotto dall'arrivo di un gran numero di richiedenti asilo nell'Unione: nel breve periodo l'aumento della spesa pubblica determina un rialzo del PIL; a medio termine si prevede un ulteriore effetto positivo sulla crescita indotto dall'aumento dell'offerta di lavoro, purché vigano politiche adeguate per favorire l'accesso al mercato del lavoro.
Altro aspetto che merita di essere evidenziato è dato dalla già citata serie di rischi connessi alle prospettive economiche mondiali. Difatti gli investimenti e l'attività economica in Europa potrebbero risentire, più pesantemente di quanto previsto, dell'indebolimento della crescita nei mercati emergenti e in particolare delle maggiori perturbazioni derivanti dall'aggiustamento in Cina e degli effetti provocati sui mercati emergenti dall'attesa della normalizzazione della politica monetaria statunitense.
Italia: verso una maggiore crescita auto-sostenuta.
Per quanto riguarda le stime sull'Italia nel dettaglio, la Commissione europea riconosce che la ripresa ciclica del nostro Paese abbia avuto inizio nella prima metà del 2015 e si ritiene che possa rafforzarsi nei mesi successivi se i prezzi del petrolio si manterranno bassi e la domanda interna continuerà a crescere. In particolare si prevede una crescita del PIL reale del +0,9% entro la fine del 2015 e del +1,5% per il 2016. Nel 2016 inoltre il saldo strutturale di governo dovrebbe andare a deteriorarsi mentre il rapporto debito/PIL diminuirà lievemente.
Le condizioni di credito si presentano al momento in graduale miglioramento, come testimonia l'aumento degli stock di famiglie e imprese manifatturiere nei mesi recenti. Inoltre si sta delineando una marcata riduzione della contrazione del credito anche per imprese di altri settori sin dall'inizio dell'anno. Sempre in ambito bancario, la Commissione europea sostiene che, nonostante i crediti deteriorati restino un fardello per le banche italiane, le condizioni di credito si normalizzeranno dal 2016, grazie ad una politica monetaria che si manterrà accomodante e ad un credito meglio incanalato verso le imprese più produttive.
A livello macroeconomico si ritiene che una bassa inflazione, unita ad una crescita sostenuta dell'occupazione e ai dovuti tagli fiscali, permetterà di aumentare i redditi reali disponibili in Italia, favorendo dunque una crescita generale dei consumi. In particolare è previsto che il tasso di occupazione del nostro Paese continui a crescere nel 2016 e nel 2017 (+1,0%), ma più in termini di ore lavorative che di numero totale di occupati. La pressione al rialzo sui costi di lavoro dovrebbe mantenersi limitata anche grazie ai tagli al cuneo fiscale. La Commissione europea inoltre ritiene che entro la fine del 2015 l'inflazione dovrebbe contenersi e stabilizzarsi allo 0,2% come conseguenza del calo dei prezzi dell'energia importata, per passare all'1,0% nel 2016 e all'1,9% nel 2017 anche in seguito al nuovo aumento dell'IVA.
Analizzando invece i dati circa il rapporto debito/PIL si evidenzia per il 2015 un valore del deficit pari al 2,6% del PIL, che dovrebbe progressivamente diminuire, passando al 2,3% nel 2016 e registrando una flessione più marcata nel 2017 (1,6%) per merito di una maggiore crescita nominale e di migliori surplus primari.
I dati delle previsioni economiche pubblicate dalla Commissione europea, che tengono altresì conto della nuova legge di stabilità italiana presentata il 15 ottobre scorso dal nostro governo, evidenziano tuttavia possibili rischi al ribasso per l'Italia dovuti a un ulteriore rallentamento della domanda globale.
Fonte: Francesco Laera e Federica Bonanno
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