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Le donne tra diritti e opportunità

07/03/2006
Verso una società dove nessuno sia escluso - di Matteo Quero - Sono 60 anni che le donne esercitano il diritto di voto in Italia. Una conquista che oggi sembra banale: eppure, per lungo tempo, è parsa a molti una prospettiva inaccettabile. Memorie di un passato lontano? In verità, no: anche ai giorni nostri, uno sguardo più approfondito fa passare la voglia di sorridere.

Persino oggi le donne patiscono condizioni di discriminazione. E non c’è bisogno di andare lontano per rendersene conto. La discriminazione, infatti, non è solo quella indotta da retaggi culturali che collocano la donna in una posizione subalterna. Non è solo quella dell’abbigliamento obbligatorio, o del divieto di partecipare ad eventi pubblici, di accedere alla scuola, di esercitare una professione.

Guardiamo a casa nostra, al nostro mondo. In una democrazia occidentale e sviluppata come l’Italia, persino oggi, la donna di fatto non gode delle stesse opportunità. Una parola importante, "opportunità": l’altra faccia della parola "diritto". Pensiamoci, e proviamo a rispondere a questa domanda: quanto valgono i diritti se non si concretizzano? Quanto valgono se non si accompagnano, appunto, ad opportunità?

Negli ultimi mesi molto si è dibattuto sulla questione delle cosiddette "quote rosa". Un dibattito deprimente per molti motivi. Prima di tutto perché segnala la necessità di raddrizzare una situazione squilibrata. Rispetto alla maggioranza degli altri Paesi europei, l’Italia ha un numero desolantemente basso di donne in Parlamento, nei posti centrali della pubblica amministrazione, in incarichi di responsabilità politica e persino aziendale. Deprimente, poi, è stato il modo di affrontare la questione: con una maggioranza (maschile) che a lungo ha ostacolato l’adozione del provvedimento teso a garantire alle donne una minima rappresentanza. E ancora più deprimente è il fatto che si debba ricorrere a una legge per sancire un’equivalenza che dovrebbe essere nell’ordine delle cose.

Ma appunto: una cosa sono i diritti, un’altra le opportunità. Nel documento "Nessuno escluso" (scaricabile al sito www.vicenzariformista.it, sezione "Chi siamo"), un testo elaborato da un gruppo vicentino e presentato a Prodi, Rutelli e Fassino nei mesi scorsi, si sostiene il diritto di ciascuno alla più estesa libertà fondamentale, compatibilmente con una simile libertà per gli altri; e al contempo si afferma la necessità che tale libertà venga garantita attraverso l’eliminazione degli "svantaggi ingiusti", cioè quelli derivanti da casuali condizioni di nascita. Oggi come oggi, persino in Occidente, nascere donna comporta dal punto di vista delle opportunità uno "svantaggio ingiusto": la donna è meno sicura dell’uomo nel girare da sola la notte; si trova spesso costretta a scegliere tra maternità e carriera; subisce una legislazione figlia di un Parlamento a larga maggioranza maschile; è sovente discriminata nelle possibilità di carriera.

Tutte queste limitazioni alle opportunità equivalgono ad altrettante violazioni dei diritti fondamentali del cittadino, uomo o donna che sia. Compito della politica, nell’elaborazione di un modello di società improntata alla giustizia, è correggere questo stato di cose. Come? Tre proposte potrebbero essere facilmente studiate e applicate: potenziare numero e qualità degli asili nido; incentivare il tempo pieno nelle scuole, lasciando i ragazzi a casa il sabato in modo da far coincidere il tempo libero di genitori e figli; agevolare la possibilità del part time in maternità con una serie di facilitazioni per le imprese.

Celebrare la "Festa della donna" va bene: ma rischia di essere solo un omaggio cavalleresco, il residuo simbolico di un’idea della donna come "sesso debole". È tempo di cambiare le cose.



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