Immigrazione: tra sospensione di Schengen e ricollocamento automatico, quale futuro per l'UE?
Le posizioni sono al momento distanti, con un gruppo di Paesi comprendenti Germania, Austria, Danimarca, Svezia, Francia e Slovenia, che propone l'applicazione dell'articolo 26 del Codice delle frontiere di Schengen, il quale permetterebbe di sospendere il Trattato per un periodo fino a due anni, prorogando le attuali sospensioni temporanee.
Il ministro olandese dell'Interno Klaas Dijkhoff ha riferito che un nucleo consistente di Stati ha invitato la Commissione europea a preparare le basi giuridiche per l'attivazione di tale procedura a seguito delle gravi carenze della Grecia nei controlli alle frontiere esterne.
Il futuro di Schengen, dunque, passa anche per le misure che il governo di Tsipras adotterà per dare attuazione alle normative sugli hotspot.
Se la situazione non dovesse migliorare lo scenario più probabile sarebbe quello della sospensione temporanea di Schengen, con lo spettro di una mini-Schengen tra i Paesi dell'Europa centrale e il rischio di una grave crisi umanitaria in Grecia. Una soluzione che danneggerebbe tutti i Paesi, in primis dal punto di vista economico.
Tuttavia, se la Grecia riuscisse a rafforzare i confini esterni, le prospettive sarebbero più rosee per tutta l'Unione. Infatti, i Governi nazionali hanno chiesto a Juncker di anticipare a Febbraio la revisione del Regolamento di Dublino, al fine di rendere automatico e obbligatorio il processo di ricollocamento dei rifugiati tra tutti i Paesi membri secondo criteri rigidi come il Pil, la popolazione e la disoccupazione.
A beneficiarne sarebbero soprattutto gli Stati di confine, come Italia e Grecia, che negli ultimi mesi hanno dovuto gestire flussi migratori molto importanti.
La circostanza, quindi, appare complicata e la soluzione non è ancora vicina, ma come tutte le situazioni di crisi, anche questa cela importanti opportunità per una maggiore integrazione tra gli Stati europei.
Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea