Salvaguardia pesca: barriere artificiali nell'Adriatico
Le barriere, posate per la prima volta in Veneto ma già utilizzate a largo delle coste liguri e laziali, interessano una superficie di circa tre ettari e mezzo, a quasi sei miglia dalla costa, in un’area compresa fra le Sacche del Canarin e di Scardovari.
“E’ un progetto pilota progettato ed eseguito dal Consorzio di Bonifica, che va a sostegno dell’attività della pesca, realtà produttiva ed economica molto importante per tutta l’area del Delta del Po – ha spiegato Fabrizio Ferro, presidente del “Delta Po Adige”, in occasione dell’allestimento in mare delle prime barriere, cui hanno preso parte anche le autorità regionali competenti, dall’assessore al Bilancio Marialuisa Coppola, all’assessore alle Politiche per il Territorio Renzo Marangon, ai rappresentanti del Genio Civile di Rovigo e della Capitaneria di Porto di Chioggia – l’impegno che già da tempo ha preso il Consorzio, è quello di contribuire in modo concreto allo sviluppo dell’intero territorio, attivandosi non solo nella salvaguardia idrogeologica ma anche nel sostegno di un’attività, quella della pesca, che dà da vivere a molti cittadini del Polesine”.
A posare le nuove strutture ci ha pensato direttamente il presidente Giancarlo Galan, che, seduto su un muletto e seguendo le indicazioni del capocantiere, ha guidato fin giù sul fondale marino le barriere assemblate. “La pesca tradizionale è finita, ora bisogna innovare, e non c’era tecnica innovativa più forte di questo intervento” ha commentato.
Nel suo complesso, il progetto esecutivo è costato seicentomila euro, finanziati per il 50% dall’Unione Europea, ed il restante dallo Stato (per il 35%) e dalla Regione Veneto.