Summit dei 28 stati dell'Unione: storica intesa su Regno Unito e immigrazione
In novembre, il Primo Ministro inglese David Cameron aveva espresso il bisogno di riformare gli accordi europei relativi a quattro tematiche fondamentali: governance economica, competitività, sovranità e immigrazione.
L'intesa è stata raggiunta all'unanimità e con la piena soddisfazione di tutti gli Stati. Questo accordo politico è di cruciale importanza in vista dell'imminente referendum sull’adesione della Gran Bretagna all’UE.
L'accordo affronta tutte le questioni sollevate da David Cameron.
Sulla governace economica, l'intesa sancisce i principi della cooperazione tra i paesi dell'area euro e l'area non-euro. In particolare, viene riconosciuta la necessità di una crescente unione economica, ma anche quella di salvaguardia dei diritti e delle competenze degli Stati membri. I governi hanno riconosciuto che la normativa europea sull'unione bancaria è applicabile solo alle banche dei Paesi della zona euro.
Inoltre hanno sancito che gli Stati fuori dall'area euro non hanno responsabilità di bilancio nel garantire la stabilità finanziaria della zona euro.
Infine, i Paesi fuori dalla zona euro non avranno potere di ritardare o porre veto alle decisioni urgenti riguardanti decisioni dell'area euro. Circa la competitività, è stata sottolineata l'esigenza rafforzare il mercato unico anche attraverso la semplificazione legislativa e burocratica favorendo così le PMI.
Per quanto riguarda la sovranità, è stato riconosciuto che il Regno Unito non è più vincolato a prendere parte a un'ulteriore integrazione politica nell'Unione europea ed è stato rinforzato il principio di sussidiarietà per garantire che le decisioni siano adottate il più possibile vicino ai cittadini.
Infine, sul tema dell'immigrazione e della libera circolazione delle persone all'interno dell'UE, gli Stati hanno dato atto che l'afflusso dei cittadini UE nel Regno Unito presenta i caratteri di eccezionalità ed è stata trovata un’intesa volta a limitare flussi di lavoratori che possono rilevarsi nocivi sia per gli Stati membri che di destinazione.
In primo, è stato raggiunto un accordo riguardo al cosiddetto 'freno d'emergenza', che prevede per i cittadini europei nel Regno Unito un graduale accesso ai servizi del welfare britannico. Inoltre, sono state concordate misure per evitare abusi, quali i matrimoni fittizi, legati al diritto di liberta circolazione.
Quest'accordo diventerà irreversibile e giuridicamente vincolante solo dopo il referendum, nel momento in cui il Regno Unito comunicherà al Consiglio europeo la sua volontà di restare membro dell'Unione. Invece, nel caso in cui i cittadini britannici decidano diversamente, gli Stati dovranno negoziare nuovi accordi per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea.
In sede di Consiglio europeo tuttavia non è stata solo discussa la questione britannica, ma è anche stata avallata la politica europea sull'immigrazione di cittadini extra-UE. In particolare, gli Stati hanno reiterato la loro determinazione a trovare una soluzione europea al problema.
Hanno riconosciuto l'urgente necessità di negoziare e creazione di una guardia costiera e frontaliera europea e hanno accolto con favore la decisione della NATO di contribuire al controllo degli attraversamenti illegali del mar Egeo.
Inoltre, hanno rinnovato il loro impegno a implementare il piano d'azione turco-europeo pianificando anche un incontro con la Turchia per l'inizio di marzo.
Infine, i 28 hanno raggiunto un accordo circa la volontà di riformare l'attuale cornice normativa europea sulla immigrazione, in modo da garantire una politica d'asilo umana ed efficiente con capacità concrete da un punto di vista umanitario.
Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea
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