Aiuti e cooperazione allo sviluppo: l'Italia è in prima linea
Questo è quanto è stato dimostrato da un recente sondaggio dell'Eurobarometro, il quale ha messo in luce che in tutta Europa, e in particolar modo nel nostro paese, è largamente diffusa (e in aumento rispetto al 2014) la convinzione che la lotta alla povertà debba essere una delle priorità dei governi, sia a livello internazionale sia a quello dei singoli Stati.
In generale, sono i cittadini europei più giovani (15-24 anni) ad essere maggiormente convinti dell'utilità dell'aiuto allo sviluppo nei Paesi extra-UE. La stessa tendenza si può osservare anche in Italia; qui, tuttavia, il divario rispetto alle generazioni meno giovani non è così evidente.
Il 41% degli europei considera che la sfida più importante per l'Unione debba essere il raggiungimento della pace e della sicurezza, immediatamente seguite da salute ed educazione (entrambe 34%), nei paesi in via di sviluppo. Questo risultato è probabilmente dovuto al fatto che questi fattori sono considerati fondamentali per contrastare le cause alla base del fenomeno della migrazione irregolare.
Il sondaggio si è occupato di studiare la predisposizione alla cooperazione internazionale anche a livello individuale. Più della metà degli intervistati in Italia (53%) pensa che i singoli possano avere un ruolo non irrilevante per combattere la povertà dei paesi più arretrati; paradossalmente, però, la percentuale di persone personalmente coinvolte nel processo di aiuto allo sviluppo è più bassa rispetto a quella europea (26% contro 33%).
Nonostante il lavoro compiuto fino ad ora, gli italiani non sono ancora completamente soddisfatti e mirano ad incrementare gli aiuti fino ai livelli promessi. La loro aspettativa ha subito un aumento di 11 punti percentuali rispetto allo scorso anno e questa crescita è la più elevata dell'Unione.
Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea