Da -30% grano a -41% arance: allarme deflazione nei campi, preoccupano le stalle
Ciò emerge da un’analisi della Coldiretti riferita ai dati Istat sull’inflazione a marzo, basata su dati Ismea.
Se sullo scaffale per i consumatori i prezzi sono solo in leggera flessione o praticamente stabili, nelle campagne - sottolinea la Coldiretti - la situazione è drammatica con il crollo delle quotazioni su livelli insostenibili.
Anticipo dei calendari di maturazione, accavallamento dei raccolti, varietà tardive diventate precoci, con eccesso di offerta prima e crollo della disponibilità poi, sono -sottolinea la Coldiretti - solo alcuni degli effetti dell’andamento climatico anomalo sulle coltivazioni che subiscono anche la pressione delle distorsioni di filiera e dal flusso delle importazioni, determinate da accordi agevolati, come quelli concessi al Marocco
per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva e all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi.
L’accordo con il Marocco - sottolinea la Coldiretti - è fortemente contestato dai produttori agricoli perché nel paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa, ma anche perché le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera.
Pesano inoltre gli effetti dell’embargo russo, che ha azzerato completamente le esportazioni di ortofrutta, formaggi, carni e salumi Made in Italy ma ha anche provocato una devastante turbativa sui mercati agricoli europei, mettendo in crisi decine di migliaia di aziende agricole.
Questi elementi hanno aggravato la situazione delle stalle italiane che, ad un anno esatto dalla fine delle quote, coincidenti con la scadenza dei contratti, sono costrette a scatenare una nuova guerra del latte con migliaia di allevatori della Coldiretti che, con trattori e mucche al seguito, lasciano le campagne per difendere il lavoro, gli animali, le stalle, i prati ed i pascoli custoditi da generazioni.
Di fronte ad una crisi senza precedenti, gli allevatori italiani si sono dati infatti appuntamento a Udine sabato 2 aprile 2016 dalle 9,00 di mattina, in Via Trento 4, davanti al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, in Friuli, porta di ingresso in Italia di centinaia di milioni di chili di latte stranieri, anche come trasformati e semilavorati industriali, spacciati con l’inganno come Made in Italy.
Il risultato è che il prezzo per il latte riconosciuto agli allevatori della regione è il piu’ basso d’Italia. Ci sarà anche la pronipote della mucca “Onestina”, simbolo della battaglia per il Made in Italy degli allevatori che chiedono di continuare a mungere con un prezzo giusto ed onesto.
CDR