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Recupero rifiuti, una crescita frenata

10/11/2006
Cresce l’industria del recupero, sempre più considerata risorsa economica per il risparmio di materie prime e di energia, nonché per la riduzione di gas a effetto serra. Permangono tuttavia numerosi aspetti critici che ne frenano lo sviluppo. E’ questa, in estrema sintesi, la fotografia emersa dalla presentazione de “L'Italia del Recupero”, lo studio annuale sull’universo del riciclo promosso dall’UNIRE (Unione Imprese di Recupero), l’Associazione che aderisce a FISE - Federazione Imprese di Servizi. Il Rapporto, giunto alla settima edizione è stato presentato anche quest’anno nel corso della manifestazione Ecomondo. Per quanto riguarda il settore del recupero dei materiali di imballaggio, appare tendenzialmente stabile nei comparti “a riciclo maturo” (carta, vetro, legno), mentre è in crescita laddove si evidenziano spazi di ulteriore incremento nell’utilizzo di materiali riciclati da parte dell’industria nazionale (acciaio, alluminio), ovvero in quei segmenti in cui la raccolta interna può sostituire le importazioni di materiali riciclati provenienti dall’estero.

Per i rifiuti diversi dagli imballaggi, ancora è troppo alto il ricorso alla discarica (proprio a causa dei mancati sbocchi di mercato), mentre si evidenzia una percentuale di recupero di materia insufficiente (si vedano in particolare i rifiuti da costruzione e demolizione e i pneumatici fuori uso). I settori interessati da normative recenti (come quello dei RAEE - rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche - e quello dei veicoli fuori uso) stanno faticosamente organizzandosi ma sono ancora lontani dagli obiettivi fissati dalla legge (soprattuttoper i veicoli fuori uso, per quanto riguarda la quota che dovrebbe essere realizzata grazie al recupero energetico, per il quale mancano gli impianti). Fiore all’occhiello nostrano, la raccolta delle batterie al piombo esauste, che ha superato il 98% di riciclo.

Emerge una forte incidenza della globalizzazione su alcuni segmenti, che si traduce in variazioni nella disponibilità di rifiuti da recuperare e afflusso di materiali riciclati dall’estero sul mercato italiano (spesso con costi di produzione nettamente inferiori rispetto a quelli da noi sostenuti per gli standard meno restrittivi ambientali e di sicurezza).

Le attività di recupero continuano ad essere sospinte dall’incremento della raccolta differenziata pubblica: questa tuttavia è ancora connotata da una evidente disparità geografica e dal fenomeno dell’assimilazione di flussi provenienti da attività produttive, che determina tra l’altro un peggioramento della qualità dei materiali raccolti.

In tale quadro, i privati giocano un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio, assicurando una rete di impianti di riciclo diffusa sul territorio, non pienamente utilizzata come nel caso della plastica, il cui tasso di utilizzo impiantistico è pari al 56%. Le dimensioni aziendali sono molto diversificate da settore a settore, ma c’è ancora una netta prevalenza di piccole e medie imprese.

“La consapevolezza dell’importanza della cultura del riciclo, si può dire, è entrata più nelle case degli italiani che nei corridoi dei palazzi”, afferma il Presidente FISE UNIRE, Corrado Scapino, “L’anno scorso denunciavamo come nonostante il quadro normativo del settore del recupero si fosse arricchito e completato con nuove discipline speciali, eravamo ancora molto lontani da un ‘approccio globale’ al recupero, nell’ambito di una visione integrata della gestione dei rifiuti. La situazione oggi non è cambiata: le imprese private di recupero, consapevoli che lo sviluppo della propria attività non può essere affidato a forme di assistenzialismo, chiedono che lo stesso sviluppo non venga almeno affossato da forme di dumping (esercitate soprattutto dal concorrente pubblico, in contrasto con la disciplina antitrust), o da recepimenti e applicazioni scorrette della normativa ambientale o dalle lobby dei produttori dei materiali vergini”.



Questi le principali evidenze emerse dal Rapporto per i singoli settori:

Carta Nel 2005 per il secondo anno consecutivo la raccolta nazionale di macero ha superato il consumo, grazie anche all’impegno nelle raccolte differenziate. La forbice tra import ed export (a vantaggio dell’export) si è andata invece assestando su valori prossimi a 300.000 tonnellate, sia per quanto riguarda il dato nel 2005 che le stime per il 2006. Il tasso di riciclaggio mantiene un andamento sostanzialmente stazionario (47,6%) e quello di utilizzo presenta una diminuzione passando dal 56,6% del 2004 al 54,9% del 2005.

Vetro Il tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggi in vetro (calcolato sull’immesso al consumo) si attesta su una percentuale variabile tra il 54% e il 58% (in base alle metodologie di stima adottate). Rispetto al dato complessivo della raccolta nazionale degli imballaggi in vetro (equivalente a 1.372.000 tonnellate con una crescita dell’1,2% rispetto al 2004) al Sud permangono livelli di raccolta molto bassi, pari a circa il 15% della raccolta nazionale.

Plastica In Italia nel 2005 la quota del recupero nazionale sul totale dell’immesso al consumo è fermo al 26% e nel 2006 non dovrebbe registrare particolari aumenti a causa delle difficoltà di approvvigionamento per i recuperatori. Il comparto italiano dedito al riciclaggio di materie plastiche è costituito da circa 300 imprese con oltre 2.000 addetti, con una capacità di riciclo di 1.500 kton, i cui impianti, distribuiti in tutto il Paese, hanno coefficiente di utilizzo del 56% (anno 2005).



Acciaio Il trend positivo della raccolta di acciaio è proseguito anche nel 2005, con 377.280 tonnellate raccolte (di cui oltre 355mila avviate al riciclo) contro le 344.520 del 2004 (+9%), realizzate pur a fronte di un minor quantitativo di imballaggi in acciaio immesso al consumo rispetto all’anno precedente. La percentuale di raccolta sull’immesso al consumo raggiunge il 67,1% contro il 56,9% del 2004 (+9%).

Alluminio Nell’ultimo decennio la produzione italiana di alluminio riciclato è cresciuta del 64%, toccando nel 2005 le 654mila tonnellate. Dalle attività di recupero deriva un risparmio energetico pari a 2,3 milioni di tep (tonnellate equivalente petrolio), con il conseguente risparmio di emissioni di gas a effetto serra pari a 6,5 milioni di anidride carbonica – CO2 equivalente.

Legno La situazione del recupero degli imballaggi di legno, in termini di quantitativi complessivamente recuperati nel 2005, fa segnare quota 1.687.714 tonnellate. Il valore percentuale di recupero 2005, sul totale dell’immesso al consumo, è pari al 60,54%, che rappresenta un valore interessante in rapporto alla presenza degli stessi nei rifiuti urbani.

Selezione raccolte differenziate Nel corso del 2005 le aziende Assosele (selezione raccolte differenziate) hanno trattato circa 765.000 tonnellate di rifiuti di imballaggio da raccolta differenziata, pari a circa il 30% dell’intera raccolta su superficie pubblica conferita al Sistema CONAI, il 55% se si escludono legno e vetro (raccolti prevalentemente con metodica monomateriale).

Veicoli fuori uso Nel 2005 sono stati demoliti 1.343.994 veicoli, con un decremento rispetto al 2000 del 16,5%. Ogni anno sono destinati al recupero più di un 1 milione di tonnellate di materie recuperate. Il raggiungimento degli obiettivi prefissati per il 2006 (l’85% del peso dei veicoli conferiti alla demolizione deve essere recuperato o reimpiegato) sarebbe perfino a portata di mano se si potesse procedere alla combustione di quella parte di fluff ad alto contenuto energetico. Manca dunque oggi essenzialmente quel 5%.

Gomma In Italia nel 2005 sono state prodotte quasi 350.000 tonnellate di pneumatici fuori uso.

Dal confronto dei dati nazionali con quelli europei, emerge che la quota di recupero di materia è inferiore alla media europea (il nostro 8,5% contro il 25% circa in U.E.), mentre la quota destinata alla discarica è ancora troppo elevata (quella europea è circa la metà della quota italiana). Resta aperta la questione relativa all’utilizzo di granulo da pneumatico nei campi in erba sintetica.

Batterie esauste Nel 2005, le batterie raccolte e avviate a riciclo sono state 202.000 tonnellate, con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente. Complessivamente, il riciclo a livello nazionale è prossimo al 100%. La maggior parte della raccolta delle batterie proviene dal Nord, dove è presente il 46% del parco autovetture e dove sono concentrati i principali stabilimenti produttivi del nostro Paese.

RAEE Mancano ancora, oltre ai decreti attuativi, i dati ufficiali sul reale flusso di RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) in Italia. Nell’anno 2004, i RAEE da raccolta differenziata sono stati circa 74 mila tonnellate (1% del totale della raccolta differenziata), per una media pro-capite di circa 1,3 kg/anno (dati APAT). Siamo ancora lontani dall’obiettivo di 4 kg/ab./anno stabilito dalla legge.

Inerti In Italia vengono prodotti annualmente circa 42 milioni tonnellate di rifiuti inerti all’anno. Resta ancora troppo bassa è la percentuale di recupero. Vengono infatti riciclati solo circa 4,2 milioni tonnellate, pari quindi a circa il 10% dei rifiuti inerti prodotti.

Ufficio Stampa – FISE Unire

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