Applicato in Toscana progetto pilota per abbattere i costi dei dragaggi nei corsi d'acqua
La tecnologia “dewatering” (“disidratazione”) è una tecnologia a basso impatto ambientale, che permette di trattare una vasta tipologia di fanghi direttamente in sito. Il principio, su cui si basa, è semplice e versatile: il fango viene aspirato ed immesso in speciali tubolari in tessuto, che favoriscono la fuoriuscita di liquidi senza permetterne l’entrata (ad esempio: la pioggia), in totale assenza di odori sgradevoli e con rischi di sversamento ridotti al minimo. Una volta essiccato completamente, il materiale solido ottenuto verrà analizzato: se inquinato, sarà conferito in area attrezzata (con un notevole risparmio per il basso peso specifico ed il ridotto volume del rifiuto totalmente essiccato); in assenza di contaminazioni potrà invece essere riutilizzato, ad esempio, per la sistemazione di argini o per il rialzo di terreni in aree depresse.
Il processo si articola in diverse fasi: individuazione della tipologia del fango da trattare; predisposizione del cantiere adeguato alla tipologia del fango ed alla modalità di drenaggio; impermeabilizzazione dell’area di posa e disposizione di materiale drenante di appoggio per i sacconi; pompaggio dei fanghi nei tubolari in geotessile drenante; aggiunta di sostanze polielettroliti per aumentare il flocculamento (addensamento del materiale solido per favorire l’espulsione del liquido); disidratazione più recupero dei liquidi (con bassissimo contenuto di solidi in sospensione) e loro destinazione a seconda delle caratteristiche chimiche; rimozione del residuo solido e, dopo le analisi per la corretta classificazione, sua destinazione a recupero o conferimento in sito attrezzato.
“Il Dewatering System – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) - contribuisce a risolvere il problema della gestione dei rifiuti; tra questi ci sono anche i rifiuti prodotti dai sedimenti negli alvei fluviali, nelle casse d’espansione, nei bacini idrici e nelle vasche degli impianti idrovori, causa di rilevanti costi di gestione per la raccolta e lo smaltimento e che diventano enormi in caso di contaminazioni. Il progetto pilota toscano dimostra, una volta di più, la concretezza dell’approccio ai problemi, sviluppato dai Consorzi di bonifica, capaci di proporre soluzioni, replicabili in altre zone ed altre situazioni produttive, presenti nel Paese.”
Dato l’utilizzo di mezzi meccanici ingombranti per l’aspirazione dei fanghi, questo sistema può però essere applicato solo su aree ampie e in alvei sufficientemente ampi, non in torrenti e piccoli canali.
"L'innovazione nella gestione dei corsi d'acqua - afferma il Presidente di ANBI Toscana, Marco Bottino - costituisce il tratto distintivo dei nostri Consorzi di bonifica ed è anche una delle risposte migliori a coloro, che attaccano i nostri enti in maniera demagogica."
Il Presidente del Consorzio di bonifica 4 Basso Valdarno, Marco Monaco, sottolinea che “mettere in sicurezza i territori è la priorità assoluta. Il progetto “Dewatering system” aiuterà a migliorare la qualità dei canali e, a parità di costo, consentirà uno sviluppo di scavo notevolmente superiore rispetto alle procedure standard in vigore.”
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