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L'Italia condannata per discriminazione delle coppie gay

01/07/2016
L'Italia condannata per discriminazione delle coppie gayL’Italia ha violato il diritto di una coppia a non essere discriminata: lo ha sentenziato la Corte europea dei diritti umani. Lo ha fatto condannando il nostro Paese a risarcire i “danni morali” alla coppia per aver rifiutato di rilasciare il permesso di soggiorno ad un cittadino neozelandese. Questi aveva richiesto il permesso per poter ricongiungersi al suo compagno italiano.

I due uomini, Roberto Taddeucci, italiano, e Douglas McCall, neozelandese, sono una coppia omosessuale sin dal 1999 ed erano residenti in Nuova Zelanda, con lo statuto di coppia non sposata. Questo fino al dicembre 2003 quando, a causa dello stato di salute di Taddeucci, hanno deciso di trasferirsi in Italia e McCall richiese un permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare. Le autorità rifiutarono la concessione del permesso e per questo la coppia è ricorsa ai giudici di Strasburgo, nel 2009 sostenendo di essere stata vittima di una discriminazione basata sull’orientamento sessuale. I giudici di Strasburgo, per sei voti contro uno, hanno stabilito che in effetti i due uomini vittime di una «discriminazione ingiustificata.

Si legge nella sentenza che «i due uomini non potevano essere classificati come sposi, e che l’interpretazione restrittiva della nozione di membro di famiglia era per le coppie omosessuali un ostacolo insormontabile nell’ottenere un permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare». Il ragionamento della Corte è stato quello di individuare una discriminazione dell’Italia nei confronti delle coppie gay per il fatto stesso di metterle sullo stesso piano di quelle eterosessuali, negando però tanto il diritto al matrimonio quanto quello del riconoscimento dello stato di convivenza.

La sentenza prevede un risarcimento di 20.000 euro.

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