"I criteri di assegnazione delle Bandiere Blu non rendono giustizia della qualità ambientale di un territorio perché si usano le analisi delle acque del Ministero della salute, fatte dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. Non vuol dire che sia rispettata la qualità ambientale solo perché il mare rientra negli standard sanitari". A sparare la bordata è Sebastiano Venneri di Legambiente, secondo la quale i rilevamenti sono basati su criteri solo sommariamente univoci e confrontabili a livello nazionale. Essendo fatte dalle Agenzie regionali, acque simili possono essere valutate migliori in una regione e peggiori in un’altra.

C'è da aggiungere che i rilevamenti vengono effettuati con largo anticipo rispetto alla stagione turistica ed è nella comune esperienza di chiunque che il mare di maggio e giugno è ben diverso da quando viene a popolarsi di milioni di bagnanti a luglio e agosto. A questo Legambiente aggiunge che non ha senso valutare solamente la qualità delle acque, ignorando quella dell’ambiente circostante: certificare spiagge incontaminate, per poi avere un entroterra nel quale non funzionano i servizi ambientali minimi non rappresenta certo un buon biglietto da visita per i turisti.

La soluzione: non vorremmo che Legambiente pensasse di suggerire a Fee Italia, emanazione della Foundation for Environmental Education, l'organizzazione non governativa con sede in Danimarca che oggi assegna le Bandiere Blu, un metodo univoco di prelievo durante la stagione balneare nell'estate precedente, con una valutazione ambientale complessiva. Una cosa alla 'Goletta Verde' che guarda caso proprio in questo periodo è in giro per le coste italiane, sotto la bandiera di … Legambiente!