Zucchero: l’agricoltura ha bisogno di strategia condivisa
Per quanto riguarda lo zucchero, Vecchioni ha ricordato la disponibilità dell’Italia a rinunciare al 50% della propria capacità produttiva in cambio di un impegno dell’Unione europea, sotto forma di risorse finanziarie supplementari, per gestire l’impatto della riforma nell’arco di un ragionevole periodo transitorio, mettendo anche a disposizione cospicui fondi per favorire la ristrutturazione del settore e la riconversione dei bacini produttivi coinvolti dalla chiusura degli stabilimenti.
“Oggi, a distanza di 12 mesi – ha detto Vecchioni - queste garanzie non si sono ancora materializzate e vi sono serie e preoccupanti minacce all’orizzonte.”
In primo luogo non è detto che il nostro Paese conservi il 50% della propria capacità produttiva. Si avvertono infatti segnali dalla componente industriale che farebbero intuire la possibilità della perdita di altri stabilimenti.
Per quanto riguarda la riconversione dei gruppi saccariferi, non si sta andando verso la direzione auspicata da Confagricoltura. Da troppo tempo, l’argomento è stato messo da parte e, tranne qualche eccezione, non si sono visti finora progetti di lungo periodo credibili e, soprattutto, tali da tener conto delle esigenze del mondo agricolo. Che significa, in primo luogo mettere a disposizione degli agricoltori che non sono più in grado di produrre barbabietola da zucchero, alternative colturali sostenibili dal punto di vista economico e tali da assicurare uno sbocco di mercato remunerativo e duraturo.
“Occorre una verifica in tempi brevi su questo delicato argomento – ha concluso Vecchioni - mettendo attorno ad un tavolo le istituzioni, le industrie saccarifere ed il mondo agricolo.”