Due donne, due attrici nevrotiche con diversissimi livelli di successo , ma con lo stesso spirito competitivo, intraprendono un viaggio da Los Angeles a Big Sur per un weekend . Evento Speciale alle Giornate Degli Autori , sorpresa al Tribeca Film Festival, ‘Always Shine‘ , il thriller psicologico di Sophia Takal , ci inchioda fin dai primi minuti con un’atmosfera tortuosa ed inquietante. Ambedue le protagoniste sperano che questa sia l’opportunità di ritrovarsi dopo anni di competizione e di gelosie che le ha portate ad un profondo disaccordo. Ma appena arrivate al loro rifugio isolato nella foresta , scoprono che la loro amicizia un tempo davvero intima , si è deteriorata a tal punto da costringerle ad un rapporto forzato fatto di meschine rivendicazioni su fatti reali o immaginari , ingiustificate gelosie e risentimenti profondi . Mentre covano con rabbia i loro sentimenti negativi , ognuna inizia a perdere l’orientamento , non solo per quanto riguarda la vera natura della loro amicizia , ma pure sulle loro rispettive identità. Mackenzie Davis e Caitlin Fitzgerald danno coraggiose e crude interpretazioni : due donne la cui diversa idea del successo è dettata sia dalla loro cultura che dal personale senso di autostima. Nonostante il film sia tutto al femminile (ed era importante che le due attrici si assomigliassero giacchè ad un certo punto della storia devono identificarsi e riflettersi l’una nell’altra ) , la sceneggiatura è di Lawrence Levine , compagno di Takal , ed il tema del doppio sembra ispirato al Bergman di ‘Persona ‘. In ogni caso lo stile della regista è decisamente superiore alla storia che pare sia legata ai reali episodi da lei vissuti quande faceva l’attrice . Fotografato splendidamente da Mark Scwartzbard e diretto con mano sicura ,’ Always Shine’ si avvolge su sé stesso quasi in un evocativo sudario di terrore e paranoia che perdurano a lungo in noi spettatori dopo l’ultima inquadratura.

Con il suo direttore della fotografia Sophia Takal si è dichiaratamente ispirata a ‘Tre Donne‘ ed ‘Images‘ di Altman , usando le sue stesse lente zoomate ed i suoi movimenti di camera per costruire la densità della suspence. Addirittura sembra che abbiano acquistato un vecchio zoom degli anni ’60 come quelli che Altman poteva aver usato per i suoi films . Inoltre , come dichiara la stessa regista , l’idea del fantasma che diventa sempre più minaccioso, viene direttamente da ‘ La Sera della Prima ‘ di Cassavetes.

‘Penso che le donne registe siano più abili dei maschi nel comprendere la complessità di un personaggio femminile senza aver bisogno di renderlo attraente .’ Takal affronta con maturità , seppur in chiave thriller ,il confronto del sessismo sistematico che mette le donne l’una contro l’altra, e lucidamente esprime il peso psichico che ciò comporta , in una densissima cascata di immagini che comprendono la collera , la paura , i pensieri pericolosi cosi’ come le insidie della natura che minacciano di portare le protagoniste alla follia . Il risultato è una vertiginosa spirale che ricorda Brian De Palma ma se possibile anche più denso di suspence.

MARIATERESA CRISIGIOVANNI