Proprio qualche settimana fa il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, aveva elogiato apertamente l'Università di Padova e questa ha prontamente risposto varando un vero e proprio piano per il rientro in patria di docenti qualificati che dopo il completamento del loro percorso di studi avevano preso ad insegnare all'estero. Sono 21 i “cervelli in fuga” che rientreranno nell'ateneo patavino: 11 sono professori provenienti da istituzioni straniere (quattro dalla Germania, due dalla Francia e uno ciascuno da Belgio, Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Bulgaria); 10 sono vincitori di finanziamenti del Consiglio europeo della ricerca che avevano intrapreso la loro attività in università estere.
A proposito di bandi europei, sei giovani su dieci che hanno usufruito in Italia dell’Iniziativa giovani dell’Unione europea, hanno poi trovato un impiego nei sei mesi successivi alla loro uscita dal programma. I dati forniti dalla Commissione europea dicono che 106.774 italiani di età compresa tra i 14 e i 29 anni hanno trovato occupazione grazie alla strategia europea. Oltretutto la percentuale di successi in Italia è del 64,1%, quasi il doppio rispetto alla media Ue.
Ma i giovani italiani guardano ormai ben oltre i confini continentali: quest’anno sono circa 5600 i ragazzi che hanno scelto di andare a studiare in Cina. Secondo i dati dell’ambasciata della Repubblica Popolare in Italia, l'immenso Paese asiatico ha ormai superato anche gli Stati Uniti nelle preferenze di studio e gli esperti dicono che ciò accade perché il 78,2% ha un’occupazione a un anno dalla laurea, contro una media degli studenti all'estero che si ferma al 70,4%, e perché hanno stipendi più alti in Cina che altrove: 1386 euro netti contro 1132, calcola AlmaLaurea.