Previsioni economiche di autunno 2016: crescita modesta in tempi difficili
Prudenti, nel complesso, le stime di crescita: a causa dell'azione contemporanea di fattori positivi quali i progressi del mercato del lavoro e dei consumi e di vari ostacoli legati soprattutto all'incertezza politica e al rallentamento dell'economia mondiale, si prevede una crescita del PIL dell'1,7% per l'Eurozona e dell'1,8% per l'Unione nel 2016, mentre le stime che si riferiscono al prossimo anno si attestano rispettivamente all'1,5% e all'1,6%. In entrambi i casi, si registra un peggioramento delle previsioni rispetto a quelle analoghe elaborate nella primavera scorsa.
Nonostante il peggioramento recente delle condizioni economiche sottolineato dal Commissario europeo all'Economia, Pierre Moscovici, le riforme attuate da molti Stati membri, la diminuzione dei disavanzi pubblici, la ripresa degli investimenti e il dinamismo del commercio interno all'Unione rappresentano fattori incoraggianti per il futuro. In particolare, l'azione delle istituzioni europee ha saputo dare una buona spinta agli investimenti grazie ai vari programmi di cofinanziamento, mentre la ripresa economica ha generato un clima più favorevole per la creazione di nuovi posti di lavoro.
La Commissione registra anche segnali positivi per quanto riguarda l'inflazione, che sta tornando a convergere verso il target del 2% a seguito dell'aumento del prezzo del petrolio.
Tuttavia, come rimarcato dal Vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, sono necessarie politiche prudenti e responsabili, visto il contesto di generale incertezza in cui si trova l'economia mondiale: il rallentamento della crescita globale non sostiene adeguatamente le esportazioni europee, mentre i fattori di incertezza quali la condizione economica cinese e il voto sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione accentuano i rischi di revisione al ribasso delle previsioni elaborate negli ultimi mesi.
Per quanto riguarda l'Italia, le stime della Commissione prevedono una crescita del PIL reale dello 0,7% nel 2016 e dello 0,9% nel prossimo anno: il miglioramento della previsione è dovuto specialmente all'atteso aumento della domanda estera, che incoraggerà la ripresa delle esportazioni.
Dal lato dell'occupazione, le stime prevedono un rallentamento nei prossimi anni con il termine del programma di incentivi per le assunzioni; il tasso di disoccupazione, inoltre, diminuirà più lentamente a causa del rientro nel mercato del lavoro degli individui in precedenza considerati inattivi e scoraggiati.
Il rapporto deficit-PIL italiano viene considerato piuttosto stabile: facendo riferimento al Documento Programmatico di Bilancio presentato dal Governo, la stima è del 2,4% sia nel 2016 che nel 2017, con l'aumento della spesa pubblica per le pensioni e per l'adeguamento antisismico bilanciato dal taglio di altre voci di spesa; si prevede anche una riduzione della pressione fiscale nel prossimo anno, a seguito di una riduzione della tassazione sulle imprese. Per il 2018 si prevede inoltre un leggero aumento del rapporto deficit-PIL (2,5%) dovuto a un'ulteriore riduzione delle imposte.
Infine, per quanto riguarda la situazione del debito pubblico, ci si aspetta un aumento del rapporto debito-PIL al 133% nell'anno in corso e una stabilizzazione attorno a questo valore per il prossimo futuro, grazie ai bassi tassi di interesse sul debito e alla crescita relativamente più marcata del PIL nominale.
Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea