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Gli europei vivono più a lungo, ma non sempre in buona salute

30/11/2016
Gli europei vivono più a lungo, ma non sempre in buona saluteAumenta la vita media degli europei, ormai al di sopra degli 80 anni nel 2016 in quasi tutti gli Stati membri dell'Unione. Ma questo non è da intendere necessariamente come un indice di buona salute: sono ben 50 milioni i cittadini europei affetti da malattie croniche, che causano circa mezzo milione di morti ogni anno. Il costo di questo fenomeno per l'economia europea è stimato intorno ai 115 miliardi di Euro all'anno.

Sono questi i dati diffusi lo scorso 23 novembre 2016 dallo studio "Uno sguardo alla sanità: Europa 2016" a cura dell'OCSE e della Commissione europea.

Questo studio si occupa di fornire una visione d'insieme sulle condizioni di salute dei cittadini europei e si propone di evidenziare le politiche sanitarie che permetterebbero di migliorare tali condizioni, rendendo nel contempo i sistemi sanitari europei più efficienti e sostenibili.

Una vita più lunga e in buona salute è una sfida per tutti i Paesi UE. Lo studio dell'OCSE e della Commissione suggerisce di migliorare l'efficienza dei sistemi sanitari europei, promuovendo abitudini più sane e migliorando la prevenzione: il contrasto all'obesità (di cui attualmente soffre il 16% dei cittadini europei), all'abuso di alcol e al fumo (che è un'abitudine comune per un quinto dei cittadini dell'Unione) permetterebbe di ridurre sensibilmente l'incidenza di infarti, ictus e diversi tipi di cancro, con ripercussioni positive tanto sulle condizioni di salute degli individui quanto sui sistemi sanitari nazionali.

Un'altra parola d'ordine evidenziata dall'OCSE e dalla Commissione è "accessibilità": rendere il sistema di assistenza sanitaria di base più accessibile permetterà di ridurre il carico di lavoro sui reparti di medicina d'urgenza, mentre la riduzione dei costi sostenuti dagli individui per l'assistenza sanitaria è un fattore fondamentale per ridurre la disuguaglianza basata sul reddito e per fare sì che anche le fasce più povere della popolazione possano godere di un'assistenza adeguata.

Inoltre, è importante che i sistemi sanitari europei divengano più resilienti, capaci di far fronte in modo efficace ad eventi quali il progressivo invecchiamento della popolazione e i vincoli di bilancio necessari per mantenere in equilibrio le finanze pubbliche.

Sapendo che, nei decenni che verranno, la popolazione con più di 65 anni sarà destinata ad aumentare sensibilmente (si stima che nel 2060 arriverà ad essere il 30% della popolazione totale) e che la spesa pubblica in sanità, che negli ultimi anni è cresciuta (dall'8,7% del PIL europeo al 9,5% negli ultimi 10 anni), dovrà essere gestita in modo responsabile e sostenibile, l'Europa dovrà puntare sullo sviluppo dell'e-Sanità (la sanità basata su sistemi elettronici di gestione), sull'efficienza dell'assistenza di base e sulla razionalizzazione della spesa farmaceutica; in questo senso, un ruolo fondamentale potrà essere svolto dallo sviluppo dei farmaci generici, meno costosi di quelli di marca.

La relazione 2016, descritta dal Commissario per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis come "l'iniziativa faro del partenariato tra la Commissione e l'OCSE per sviluppare conoscenze specifiche sulla salute e sui sistemi sanitari a livello nazionale e transnazionale", è il primo passo del ciclo "Stato di salute nell'UE", che mira ad aiutare gli Stati membri dell'Unione nell'affrontare tematiche complesse quali l'aggiornamento e il miglioramento dei propri sistemi sanitari.

Per avvicinarsi a tale obiettivo, verrà pubblicato entro novembre 2017 un profilo sanitario per ciascuno dei 28 Stati membri, con un focus sulle sfide da affrontare e sul collegamento tra i risultati conseguiti dai singoli Stati e il programma complessivo dell'Unione europea.

Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea

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