Il tema delle migrazioni e la crisi dei rifugiati sono stati fin dall'inizio un "imperativo umanitario" per la Commissione europea, che si pone l'obiettivo di perseguire una politica migratoria basata sulla solidarietà fra gli Stati membri dell'Unione.

Obiettivo non sempre semplice, tanto che il Presidente della Commissione Juncker ha recentemente espresso la propria delusione per come l'Italia e la Grecia, i Paesi maggiormente colpiti dai flussi migratori provenienti da Africa settentrionale e Medio Oriente, vengano lasciate sole dagli altri Paesi UE: l'obiettivo della Commissione di ricollocare 6 mila persone al mese è lontano e l'ultima relazione sull'Italia dell'8 novembre indica come, su quasi 35 mila persone da ricollocare in altri Paesi, ne siano state effettivamente trasferite solo 1549.

Il Commissario europeo per la migrazione Dimitris Avramopoulos, pur riconoscendo alcune tendenze positive negli sforzi europei per la gestione di questa crisi, auspica di vedere al più presto un maggiore sforzo da parte di tutti gli Stati membri per rispettare i propri impegni e per contribuire a gestire i costanti arrivi sulle coste italiane e la situazione greca, che vede migliaia di persone bloccate da tempo.

La Commissione europea, tuttavia, non sta lasciando soli i Paesi più in difficoltà. Sia l'Italia che la Grecia, infatti, hanno beneficiato di aiuti aggiuntivi per le situazioni di emergenza (23,5 milioni di Euro per l'Italia), che si sommano ai fondi stanziati per i programmi nazionali per il periodo 2014-2020.

In più, la Commissione ha lanciato un nuovo strumento di assistenza per il periodo 2016-2018 che prevede l'assegnazione di ulteriori fondi per un totale di 700 milioni di Euro.

Tra le altre misure in tema di migrazioni, che fanno parte dell'Agenda europea presentata nel maggio 2015, rientrano anche il potenziamento dei programmi Frontex, Triton, Poseidon e Sophia nel Mediterraneo, gli aiuti ai rifugiati siriani in Siria, Libano, Giordania e Turchia, l'istituzione di una Guardia costiera e di frontiera europea (operativa da ottobre), il rafforzamento dei sistemi di identificazione e di controllo all'ingresso nell'area Schengen e la riforma del diritto d'asilo dell'Unione europea, che prevede un'armonizzazione delle norme, maggiori garanzie e procedure più semplici e veloci, in vista di un nuovo modello di migrazione legale che vuole migliorare la capacità dell'Unione di attirare lavoratori altamente qualificati da Paesi terzi.

I piani della Commissione, inoltre, non prevedono soltanto un intervento interno, ma sono volti ad affrontare apertamente le cause dei fenomeni migratori, agendo su di esse direttamente nei Paesi d'origine dei rifugiati.

In questo senso, visto anche il successo del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) nel contesto del Piano Juncker, la Commissione propone di estendere il suo raggio d'azione tramite un piano di investimenti per l'Africa e il vicinato europeo: secondo le stime, la garanzia dei finanziamenti pubblici stimolerebbe investimenti pubblici e privati per circa 44 miliardi di Euro, una cifra che potrebbe anche raddoppiare qualora gli Stati membri decidessero di intervenire anche in prima persona.

Inoltre, è stato istituito un fondo di circa 2 miliardi di Euro provenienti dal bilancio UE e dal Fondo europeo di sviluppo (FES) per promuovere occupazione, sviluppo e sicurezza nei Paesi africani interessati dalle rotte migratorie.

Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea