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I nostri pomodorini arrivano da un Paese che non c'è

27/12/2016
I nostri pomodorini arrivano da un Paese che non c'èIn ballo ci sono 44.000 tonnellate l'anno di pomodorini ciliegino e 20.000 tonnellate di meloni, oltre a quantitativi inferiori di peperoni e cetrioli. Sono le ricchezze che vengono esportate nell'Unione Europea dai territori della Sahara Occidentale, già possedimento spagnolo e dal 1976 autoproclamatosi Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (Sadr).
È riconosciuta da 81 paesi al mondo, ma non da ONU e UE. Il paradosso è che le due organizzazioni internazionali non ammettono nemmeno che sul quel territorio venga esercitato il dominio del Marocco, come invece avviene oggi nei fatti.
Non essendoci un riconoscimento all’autodeterminazione del popolo sahrawi, con il Governo Sadr in esilio e una posizione giuridica indefinita, la ricchezza del Sahara Occidentale viene esportata in gran quantità verso il nostro continente sulla base di un accordo stipulato dalla UE con il Marocco nel 2007, poi rinnovato nel 2013, che prevedeva la liberalizzazione degli scambi dei prodotti agricoli e della pesca.
La frutta e verdura prodotta nel Sahara Occidentale è destinata solo all’export e circa il 40% dei pomodori esportati con etichetta marocchina provengono da quel territorio.
Il Fronte di Liberazione Nazionale era riuscito a farsi legittimare dalla Corte di Giustizia UE e quindi aveva presentato ricorso contro l’accordo commerciale Marocco-UE che estendeva in proprio valore Sahara Occidentale.
Il Consiglio UE ha deciso di proporre appello: contraddittorio l'atteggiamento di Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione: da un lato ha dichiarato che “il Sahara Occidentale è ancora considerato come un territorio non autonomo”, e quindi non sotto la sovranità del Marocco; ma d'altro canto, a colloquio con il Ministro degli Esteri marocchino Salahedin Mezouar, ha sostenuto che l’Unione Europea non considera pregiudicati gli accordi bilaterali UE-Marocco.

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