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I bonus per la cultura diventano diseducativa merce in vendita

04/01/2017
I bonus per la cultura diventano diseducativa merce in venditaUn bonus da 500 euro da investire in libri, musei, concerti e spettacoli teatrali: è il regalo che il Governo Renzi fece a settembre a tutti i neo diciottenni che si fossero registrati allo SPID, acronimo per Sistema Pubblico di Identità Digitale. Superato qualche dubbio iniziale su come attuare la promessa, il bonus è diventato realtà attraverso l’emissione di un particolarissimo voucher.
Ma a quanto pare non tutti i giovani credono al potere della cultura e così ecco che sono comparse nell’immancabile Facebook le offerte per la vendita a metà prezzo del proprio bonus. Così che chi già ama la cultura, e magari ha una lunga frequentazione con libri, musei e teatri, possa acquistare 500 euro di libri spendendo la metà, e chi aveva diritto al bonus ma non ha interessi culturali possa intascarsi 250 euro per fini completamente diversi. Insomma: una volta si vendevano i libri a metà prezzo dopo averli usati ed averci dedicato almeno qualche minuto per studiarli, ora al 50% si vende un libro nuovo, senza nemmeno aver fatto la fatica di sfogliarlo.
Che l’operazione sia legale è assolutamente da escludere, anche se non ci sono sanzioni, visto che l’intento del Governo era quello di andare incontro all’esigenza di agevolare i giovani nella costruzione del proprio bagaglio culturale. Forse proprio la difficoltà di definire le metodologie d’uso dei voucher ha aperto la strada ad un utilizzo scorretto degli stessi. Con il risultato di incentivare la monetizzazione immediata rispetto ad una prospettiva formativa non chiaramente identificata: parafrasando, la cultura è come il coraggio di manzoniana memoria e “uno non se lo può dare”.

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