Avvicendamento al vertice di un ONU sempre più fragile
Numerose e complesse le crisi che, dalla Siria al Burundi, dal Sud del Sudan e Yemen alla Corea del Nord, dovranno essere affrontate oltretttuo facendo i conti con una burocrazia farraginosa e un Consiglio di Sicurezza diviso che lasciano a Guterres un margine di azione molto ristretto. L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca poi rischia di complicare ulteriormente il suo compito.
Dopo la gestione di un Ban Ki-moon che in molti hanno giudicato senza grandi iniziative e quasi privo di carisma, alcuni diplomatici puntano sul cambio di metodo e di personalità per “rivitalizzare” l’ONU. Antonio Guterres eredita il dossier Siria proprio quando Mosca ha conquistato una posizione privilegiata nell’area e dovrebbe a breve rendere pubbliche le sue idee per dare una soluzione al conflitto, proponendo un piano di pace a tutti gli effetti. Fin qui il Segretario Generale è rimasto sul vago limitandosi ad un generico: «abbiamo bisogno di più mediazione, arbitrato e diplomazia preventiva».
Comunque Antonio Guterres si presenta come ‘l’uomo della svolta per l’ONU’ ed ha auspicato che l’Organizzazione diventi: «agile, competente ed efficiente. È tempo per le Nazioni Unite di riconoscere le sue mancanze e riformare il modo in cui funziona».
Ma proprio sul piano delle risorse per il suo finanziamento, le Nazioni Unite rischiano di più dopo l’elezione di un Trump che ha già manifestato il proprio atteggiamento negativo rispetto all’organizzazione mondiale. E gli Stati Uniti coprono il 22% del bilancio ONU.
Antonio Guterres è fine politico e ha dimostrato nei suoi impegni, non semplici, di essere anche un fine mediatore: ci vorrà tutta la sua abilità per evitare che Nazioni Unite cadano in una condizione di stallo parmanente.