Non possiamo certo sentirci consolati dal fatto che siamo migliorati: l’Italia è terzultima in Europa per quanto riguarda l’Indice di Corruzione percepita (Cpi) nel settore pubblico e politico del 2016 e nella classifica mondiale è al 60esimo posto su 176 Paesi considerati con un punteggio di 47 su 100. A rivelarlo sono i dati di Transparency International. E non consola nemmeno che, su di una scala che va da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), il 69% dei 176 Paesi analizzati nell’Indice di Percezione della Corruzione nel settore pubblico e politico del 2016, abbia ottenuto un punteggio inferiore a 50. Dei suoi soli 47 punti l’Italia non può certo dirsi soddisfatta. I 90 punti di Danimarca e Nuova Zelanda sono un sogno.



La percezione della corruzione alimenta i popolismi

Il rapporto di Transparency International sottolinea che “la corruzione nel settore pubblico e nella politica sia ancora percepita come uno dei mali peggiori che infesta il mondo. E la percezione della corruzione è aumentata in generale nel mondo. Il 2016 ha mostrato chiaramente come corruzione e ineguaglianza, strettamente connesse e diventate ormai sistemiche, siano in grado di alimentare il crescente populismo e il disincanto dei cittadini nei confronti della politica. In tutto il mondo”.



Ferma in parlamento la legge che protegge chi denuncia la corruzione

Secondo il presidente di Transparency, José Ugaz: «non possiamo permetterci il lusso di sprecare altro tempo. La lotta alla corruzione va portata avanti con la massima urgenza se davvero vogliamo che la vita delle persone del mondo possa migliorare”. In Italia però rimane ancora incagliata in Commissione affari costituzionali la legge sulla protezione dei whistleblower, coloro i quali segnalano malfunzionamenti, corruzione o illeciti sul posto di lavoro.