Le estetiste chiedono una legge nazionale, non un rattoppo regionale
A questo settore la Regione Veneto ha provato a dare una normativa già nel 2006: quel testo venne allora impugnato dal Governo e venne giudicato incostituzionale. Ora è all’esame del Consiglio Regionale una nuova ipotesi di regolamentazione delle “Discipline del benessere e bio-naturali” sulla base di un Testo Unificato dei due Progetti di Legge presentati l’uno dai Tosiani e l’altro dalla Lega Nord - Zaia Presidente.
La Terza Commissione di Palazzo Ferrofini sta svolgendo le usuali consultazioni delle categorie ed ha dovuto incassare l’argomentata opposizione di Valeria Ferron, la Presidente dell’Estetica di Confartigianato Imprese Veneto, favorevole ad una regolamentazione che sia nazionale, non solo regionale.
La definizione della figure professionali non può che essere valida per tutta Italia
«Come operatori – ha spiegato Valeria Ferron – siamo i primi a chiedere che le professioni bionaturali vengano finalmente disciplinate, in modo tale da garantire quanto meno il rispetto dei requisiti di idoneità igienico sanitaria e di sicurezza dei locali, ma non è ammissibile che ciò avvenga in un contesto regionale senza tener conto di chi come le estetiste già operano nel settore e sono in possesso di specifici titoli abilitativi, creando di fatto una situazione di concorrenza sleale tra le diverse categorie di operatori. D'altronde è chiarissimo che la potestà legislativa regionale nella materia concorrente delle "professioni" deve rispettare il principio secondo cui l’individuazione delle figure professionali, con i relativi profili e titoli abilitanti, è riservata, per il suo carattere necessariamente unitario, allo Stato».
«È per questo che come Confartigianato, di concerto con le altre Associazioni di Categoria, stiamo sostenendo la proposta di revisione della legge di settore dal titolo “Disciplina delle professioni dell’estetica” in attesa dell’avvio dell’iter parlamentare. Chiediamo quindi alla Regione Veneto, con un atto di responsabilità istituzionale, di non procedere con l’approvazione dei progetti di legge in questione, che diventerebbero l’ennesimo rattoppo».