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Dall’Africa al Portogruarese: la storia di un successo

21/03/2017
Isdore ora lavora: dopo un tirocinio formativo è stato assunto in una struttura alberghiera del veneziano. È uno di quei migranti che ce l’ha fatta. Ed è al tempo stesso un esempio di come si potrebbe, ovunque, andare oltre la diffidenza e dare risposte positive ad una realtà che qualcuno vuole elevare a problema. Per il C.I.S.M. di Concordia Sagittaria, nel portogruarese, è una vittoria: non l’unica fortunatamente.

È a partire dal 2001 che l’associazione di volontariato opera in sintonia con molti giovani immigrati, prevalentemente provenienti dal Camerun, il Ghana, la Nigeria, il Congo, lo Zaire. Per la maggior parte giovani e con un buon titolo di studio, alcuni anche laureati. «In quel periodo – racconta Gabriella Brizzolara, un passato di cooperante nei territori dell’ex Jugoslavia, proprio quando questi stavano cercando la loro indipendenza – le presenze di africani nel nostro territorio erano piuttosto numerose. Il nome della nostra associazione circolava nel loro passaparola e noi cercavamo di costruire con ciascuno un progetto di vita che superasse le difficoltà di integrazione nel tessuto sociale locale».

Oggi l’associazione può contare su di una dozzina di volontari che cercano di aiutare un numero di immigrati che non può, ragionevolmente, superare la cinquantina. Tra questi c’era anche Isdore: frequentava il corso di lingua italiana e non c'era sera che mancasse alla lezione; aiutava i suoi connazionali e mostrava un senso molto spiccato di solidarietà. Grazie al C.I.S.M. trova subito un primo lavoro, ma la piccola azienda è travolta dalla crisi; va a lavorare in un villaggio turistico del litorale, ma quando questo cambia gestione Isdore è il primo a perdere il lavoro; altrettanto capita in un supermercato del portogruarese.

«Avevo davvero paura – Confessa Gabriella Brizzolara – che il ragazzo perdesse ogni fiducia sulla sua possibilità di costruirsi una vita. Quanta fatica fanno gli italiani a trovare una occupazione stabile, quante volte fanno colloqui di lavoro che sembrano positivi, ma si concludono con un ‘la richiameremo’ che non si verifica mai. Però non è la stessa cosa quando questo accade a chi non ha qui una famiglia che lo sostenga, per un immigrato che di per sé vive già una condizione di spaesamento».

Ma Isdore non si è arreso e non si sono arresi i volontari del C.I.S.M.: «Nella Giornata mondiale contro la discriminazione razziale – sottolinea Giorgio Brunello, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato della Città Metropolitana di Venezia – una storia come quella di Isdore dimostra che là dove qualcuno vuol vedere un problema, il volontariato è capace di promuovere una vittoria e offrire soluzioni che dovrebbero essere diffuse su tutto il territorio metropolitano».



Mario Ongaro

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