Il trasloco
18/04/2017
Dopo la perdita di persone care, genitori, figli e affezionati animali domestici, credo che non vi sia niente di più tragico per l'essere umano, inteso come uomo, di un trasloco. La psiche viene messa a dura prova, inscatolata e insaccata come gli abiti del cambio di stagione. Si perdono le tracce di vestiti, scarpe e addobbi casalinghi, che emergono da un buco cosmico anni dopo. Pare che quando ci sia in atto un trasloco, una quarta dimensione si apra al cospetto degli sventurati “cambiatori di casa”e tutto prenda una forma irreale, gli oggetti si moltiplicano, come gli asciugamani e le lenzuola di mamma. Credo che ci sia un unico divertimento, più che altro scelta obbligata, nel buttare via delle cose. Così ci si rende conto di quante cose, anche inutili, si tengano in casa. Anche questo è un rito! Per ogni sacco di immondizia si giura su qualsiasi cosa che “nella casa nuova non voglio cianfrusaglie”....giuramento che dura il momento di aprire il primo cartone o il tempo del primo mercatino di Natale. Invidio i minimalisti, quelli che hanno le mensole vuote, un solo libro dimenticato, nessun quadro e neanche un cuscino! Fanno capire agli altri umani che si può vivere con poche cose....ma come? Io, come molti altri dico sempre: la mia casa è quella dove ci sono i miei libri..peccato che poi siano oltre ad un migliaio, ma dopo i tre zeri non si contano più. Dura la vita del buttare, cosa tenere, roba da rimettere in cantina, quella va in garage e dopo mesi si ricostituisce l'habitat naturale. Tutto ricomincia fino alla prossima casa e al prossimo trasloco!
Sabrina Marcon
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