Siccità: dichiarato lo stato di crisi in Veneto
Viene anzitutto stabilito che non potranno essere superati determinati valori delle portate derivate o subderivate dal fiume Adige, nel cui bacino si registra la situazione più critica. In particolare, per quanto riguarda il Consorzio di bonifica Veronese, il valore è di 28 metri cubi/secondo complessivi, con una riduzione per singola derivazione di almeno il 40% rispetto a quanto assentito dal decreto di concessione; per il Consorzio di 2° grado L.E.B. il valore da non superare è di mc/s 14 complessivi.
L’ordinanza stabilisce inoltre che le utenze irrigue, non ricomprese nei precedenti consorzi di bonifica, dovranno ridurre del 50%, rispetto a quanto assentito dal decreto di concessione, il prelievo di portate derivate o subderivate dal fiume Adige mentre, per quanto riguarda il bacino del fiume Piave, le utenze irrigue dovranno ridurre il prelievo di concessione del 20% rispetto a quanto assentito dal decreto di concessione, come previsto nel caso di eventi di lieve siccità.
Per consentire l’accumulo della risorsa, il gestore degli invasi idroelettrici di Santa Croce, Mis e Pieve di Cadore, per l'intero periodo di attuazione delle misure, provvederà a trattenere integralmente la risorsa idrica. Nell’alveo del fiume Piave deve comunque essere garantita una portata di minimo deflusso vitale, a valle della traversa di Nervesa della Battaglia, di almeno 7 metri cubi al secondo.
Per gli altri bacini idrografici, escluso il bacino del fiume Po, le utenze irrigue dovranno ridurre il prelievo di concessione del 20%, rispetto a quanto assentito dal decreto di concessione, con riferimento non alle singole derivazioni, bensì alla portata complessiva, derivata dal medesimo sistema irriguo. Indicazioni sono contenute nell’ordinanza anche per i soggetti gestori di manufatti con capacità di regolazione e invaso, tra cui il gestore dell’invaso idroelettrico del Corlo che, per l'intero periodo di attuazione delle misure, dovranno provvedere a regolare il relativo sistema, in modo tale che sia garantito il mantenimento della portata di minimo deflusso vitale nel fiume Brenta dopo la confluenza con il torrente Cismon e a valle delle prese irrigue del Consorzio di bonifica Brenta
Considerata l’eccezionale siccità nel bacino dell’Adige, il Veneto ha avviato anche un confronto con le Province Autonome di Trento e di Bolzano, finalizzato a definire un protocollo di gestione delle risorse idriche del fiume, allo scopo di preservare e tutelare, secondo principi di salute pubblica, il prioritario attingimento idropotabile sull’asta terminale.