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Le avanguardie artistiche degli anni Sessanta in mostra al Candiani

14/07/2017
Le avanguardie artistiche degli anni Sessanta in mostra al CandianiLa pop art conquista Mestre: in mostra al Candiani fino al 5 novembre 40 capolavori della collezione Sonnabend. Tra le opere esposte, la celebre serie delle Campbell’s Soup Can, le Nine Jackies o il ritratto di Ileana Sonnabend di Andy Warhol, Little Aloha e Hot Dog di Roy Lichtenstein, Figure 8 di Jasper Johns, cui si affiancano quelle di Jim Dine, Tom Wesselmann, Claes Oldenburg e di altri artisti loro contemporanei europei come Pistoletto, Arman, Christo e Mario Schifano e ad autori di una generazione successiva, come Jeff Koons e Haim Steinbach.
Non facilissimo avvicinarsi all’arte che tra la fine degli anni cinquanta e gli per tutti gli anni sessanta del secolo scorso hanno rivoluzionato il panorama artistico mondiale passando da provocazione in provocazione. Gli oggetti della vita quotidiana vengo esposti nella loro crudezza e divengono il fondamento di una riflessione sull’arte, sul concetto di bello, sulla vita e i suoi stereotipi.

Warhol, Johns, Lichtenstein, ma anche Arman, Christo e Schifano a rappresentare la rivoluzione nell’arte

A inaugurare la mostra, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, insieme alla presidente e alla direttrice della Fondazione Musei Civici Veneziani, Maria Cristina Gribaudi e Gabriella Belli e al presidente della Fondazione Sonnabend, Antonio Homem.
Complessivamente sono una ottantina le opere della collezione Sonnabend che sono state concesse nel 2012 alla galleria d'Arte moderna di Ca' Pesaro come deposito a lungo termine: una raccolta che venne costruita prima dell’affermarsi della pop art come fenomeno mondiale e che in questo senso sono anticipatorie dell’avanguardia che si andava costruendo. «Crediamo fortemente – ha detto il sindaco Brugnaro – che la città debba tornare ad essere luogo civico d'incontro e in questo senso l'arte è uno strumento prezioso. Intorno all'arte si dialoga, ci si incontra, a volte anche ci si scontra, ma tutto contribuisce comunque a rendere viva la città».

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