Fine processi per prescrizione: l’Europa bacchetta l’Italia
Nelle sue conclusioni, relative ad una vicenda legata a violazioni di carattere fiscale, ma che prende in esame tutta la normativa italiana sulla prescrizione, Bot evidenzia che “se può rientrare nell’alveo del principio di legalità prevedere, a partire dal giorno del commesso reato, un termine oltre il quale il procedimento penale non può più essere iniziato, per contro è assolutamente indispensabile che il procedimento penale, una volta avviato, possa compiersi sino in fondo”. Ben diversamente da quanto accade oggi in Italia, la prescrizione non deve poter intervenire il giorno prima di una sentenza in un procedimento che, aperto nei termini, si è prolungato per la sua complessità. O, aggiungiamo noi, perché prolungato dalle tecniche dilatorie spesso utilizzate dalla difesa.
Le garanzie offerte dall’ordinamento italiano minano l’effettività del diritto dell’Unione
Secondo il magistrato europeo, “l’unico limite temporale massimo ammissibile deve quindi coincidere con la ragionevole durata del processo ed essere pertanto valutato tenendo conto, tra l’altro, della complessità oggettiva della specifica vicenda”. Secondo Bot, dunque “diversamente ragionando, si giustificherebbe un sistema penale in cui, di fatto, i reati più gravi sono destinati a rimanere impuniti e i diritti lesi da tali reati a restare privi di tutela”.
La Corte europea dei diritti dell’Uomo, organismo facente capo al Consiglio d’Europa non all’Ue, in almeno due sentenze aveva già mosso critiche all’Italia per il meccanismo della prescrizione adottato nel codice penale, “che può – spiega Bot – comportare effetti contrari alle esigenze di protezione dei diritti fondamentali, lasciando delle gravi violazioni impunite”. Se il procedimento è stato iniziato entro il limite previsto dalla prescrizione, secondo l’avvocato generale della Corte di Giustizia Ue “il reo non deve più poter contare sulla prescrizione iniziale” e ad ogni atto compiuto la prescrizione si rinnova.