In tutta la Ue il primo problema è il lavoro per i giovani
Dal 2013 sono stati creati 10 milioni di posti di lavoro all'interno dell'UE, ma il panorama non è affatto soddisfacente per i giovani: alle difficoltà tendenzialmente maggiori di ottenere un impiego si affiancano spesso forme occupazionali atipiche e precarie, quali i contratti temporanei, esponendo queste fasce al rischio di una minore copertura previdenziale. È per questo che l'indagine ESDE 2017 si concentra sull'equità intergenerazionale: l'obiettivo è appunto quello di fare in modo che tutte le generazioni beneficino delle attuali tendenze economiche positive.
Come per l’Italia, il futuro delle pensioni è minacciato dal minor numero di lavoratori attivi
Di fatto, malgrado i costanti miglioramenti del tenore di vita nell'UE, i giovani non traggono vantaggio dai recenti sviluppi positivi e la loro quota di reddito da lavoro si è ridotta nel tempo: prima conseguenza è la difficoltà a creare nuovi nuclei famigliari, con possibili ripercussioni negative sui tassi di natalità.
Nel futuro è quindi da prevedere che i regimi pensionistici saranno alimentati da un minor numero di contribuenti che, pur in possesso di minori risorse, dovranno far fronte al crescente numero di pensionati dipendenti dai loro versamenti. I giovani lavoratori di oggi e le generazioni future dovranno pertanto farsi carico del doppio onere derivante tanto dai cambiamenti demografici quanto dalla necessità di garantire la sostenibilità dei regimi pensionistici.