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Intervista a Guido Tampieri, Sottosegretario Mipaaf

21/11/2006
L’Italia è un Paese che produce alimenti che il mondo ci invidia e, nel contempo, l’agricoltura potrebbe essere determinante nella buona tutela del territorio e quindi del paesaggio che il turismo di qualità esige integro. Per conoscere cosa intenda promuovere in tal senso il Governo, ne abbiamo parlato con l’On. Guido Tampieri in occasione della sua visita alla sede nazionale dei Wigwam a Piove di Sacco (Pd) il 15 novembre 2006.

DOMANDA: Onorevole Tampieri, Lei arriva da un’esperienza amministrativa, potremmo dire “di lungo corso” come Assessore all’Agricoltura in una delle regioni, l’Emilia Romagna, in cui il settore primario è senz’altro all’avanguardia. In due parole, quale il suo programma nell’ambito del MIPAAF, quanto a cose urgenti da fare in una prospettiva di competitività e sostenibilità?

La sostenibilità è una premessa, mentre la parola chiave è “competitività”. Del resto con la previsione di due miliardi di persone in più sulla Terra nel terzo millennio non si potranno che intraprendere scelte sostenibili.

Ci troviamo in una situazione critica perché o si accentua la pressione sull’agricoltura o si va ad un processo di ulteriore erosione delle terre selvagge. Dal ’64 ad oggi vi è stato un incremento di 4 milioni di ettari messi a coltura e se le rese fossero rimaste quelle di allora, di ettari da coltivare per sostenere il fabbisogno mondiale di cibo, ce ne sarebbero voluti 40 milioni. Quindi mi verrebbe da dire: intensivizzazione no perché si è superata la soglia di sicurezza; estensivizzazione no perché erode le terre vergini. Non resta che una scelta di buon senso, sostanziata da un mix di tecnica e umanesimo: il sistema o è sostenibile (e sarà questa la vera questione del secolo), di più nelle società evolute, o rischierà il collasso. Teoricamente, la sostenibilità, è un valore aggiunto, si tratta di esplicitarlo nel concreto.

Da perseguire è la costruzione di un nuovo rapporto tra l’agricoltura e la società. E’ chiaro infatti ciò che chiede la società all’agricoltura ma non lo è ancora quanto, in cambio, la società sia disposta a concedere. Viene richiesto cibo di qualità e mantenimento degli equilibri territoriali, sono in definitiva beni e servizi di utilità generale la cui produzione deve trovare ampio sostegno.

Quanto alla competitività, vi sono molte strade da percorrere, a mio avviso soprattutto mettendo mano agli aspetti organizzativi.



DOMANDA: Le risorse che saranno presto ripartite alle regioni e che verranno, principalmente impiegate per dare sostanza alla progettualità dei PSR, sono certamente ingenti, ma sempre una coperta troppo corta per coprire bisogni strutturali ingenti come la concentrazione dell’offerta e la logistica. Quali le priorità?

I bisogni sono tanti e le risorse disponibili il 7,8% in meno. La questione è come queste risorse verranno usate. Finora l’agricoltura di soldi ne ha avuti tanti, io credo che si debba imparare a spenderli diversamente. Certo che bisogna concertare l’offerta e qui ci vuole cervello. Il maggior limite infatti è di carattere organizzativo. Il gap strutturale (le imprese sono generalmente troppo piccole) è insuperabile nel breve periodo, ma il gap organizzativo potrebbe essere superabile nel breve. Anzi, con l’organizzazione si può superare anche il gap strutturale.

Negli ultimi anni l’agricoltura italiana è stata stressata nella proprietà (della terra, dei fabbricati, ecc.) piuttosto che investire nell’impresa. E’ ora necessario stimolare l’aggregazione d’impresa specie per le funzioni strategiche.

Nella logistica il nostro Paese sta scontando uno storico e gigantesco ritardo. I porti rappresentano di per se delle straordinarie piattaforme logistiche intermodali per il traffico di container buone per le destinazioni lontane e sono già agibili, ma bisogna lavorare di più sulla logistica di destinazione.

Cercheremo di mettere a disposizione risorse per una politica di grande biodiversità, culturale soprattutto. E’ necessario stimolare la ricerca curiosa del territorio, inteso come scrigno di prodotti straordinari. In una parola, quella italiana è un’agricoltura polifonica e sarebbe sbagliato adottare un modello univoco.



DOMANDA: OGM, agricoltura e allevamenti ecologicamente sostenibili, nuova concezione della multifunzionalità intesa anche come salvaguardia del paesaggio. In concreto su quali linee di lavoro si va orientando il MIPAAF?

Anche qui, la questione si risolve con la premessa della sostenibilità. Degli OGM non ne faccio una questione di carattere sanitario, o peggio, di principio, ma di opportunità e di utilità che al momento non si ravvedono. Perciò dico, no! La coesistenza? In definitiva, non vi può essere. Anzi, la divisione di quello che è OGM e quello che non lo, si tradurrebbe sicuramente in un maggior costo per il consumatore. In Italia è impossibile e controproducente e l’Unione Europea deve tornare sui suoi passi. Avrebbe dovuto dire: data l’orografia del nostro territorio e la frammentazione poderale, le due linee non possono coesistere.

La multifunzionalità? Non è una condizione data ma una conquista, nasce come azione difensiva. Oggi l’agricoltura tradizionale non è più in grado di remunerare quindi si esaltano i fattori diversi. Non si tratta di un ritorno, perché in passato l’agricoltura era solamente intesa come attività di produzione alimentare, ma di una nuova acquisizione. Diciamo che va collocata come uno dei fattori chiave e i soldi per darne operatività, sono stati già tutti ripartiti alle regioni. Il Ministero e il Governo più in generale, avrà il compito di attuare una governance differenziata favorendo la qualità del sistema insieme alla integrabilità. Ovvero, far si che principio di distinzione e di cooperazione abbiano a convivere.



DOMANDA: Distretti Rurali e Distretti Agroalimentari di qualità, strumenti istituzionali che certo possono aiutare ad essere più competitivi da un lato e contribuire al miglior governo e utilizzazione delle risorse dall’altro. Ad iniziare dalle indicazioni contenute nella precedente Finanziaria che addirittura prevedevano la compensazione dell’Iva e di altre imposte tra le imprese della stessa aggregazione di Distretto, quali linee di indirizzo e di operatività intende adottare il Ministero?

Dei Distretti temo fortemente una concezione statica, mentre l’economia è dinamica. In linea generale, ritengo debbano essere trattati con la stessa dignità dei contratti di filiera.

Generalizzare è sempre sbagliato e preferisco valutarli uno per uno per la qualità del progetto che intendono realizzare. Come per sostanziare la necessità di risorse dei contratti di filiera anche per sostenerne i progetti di Distretto pensiamo di poter utilizzare le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate. Più in generale, l’ossatura della strategia poggerà su tre cardini: calamità; credito; internazionalizzazione.

Quanto al pensare al Distretto come tutore di un identità, facciamo attenzione perché si rischia la chiusura; il mio amico Massimo Montanari dice una cosa che io condivido:“l’identità è la fine e non l’inizio”



DOMANDA: Si dice da anni che agricoltura e turismo nel nostro Paese dovrebbero adottare un sistema di stretta connessione: specie se il turismo viene inteso come lo strumento privilegiato per l’immagine delle produzioni tipiche nazionali costituendo per di più uno straordinario canale di vendita. Ad di là dell’agriturismo, peraltro visto quasi solo come forma di integrazione del reddito dell’agricoltore, esiste una qualche forma di intesa tra MIPAAF e Ministero dei Beni Culturali e Turismo per azioni di programmazione concertata?

La conferma di quanto a questo Governo stia a cuore questo aspetto è il finanziamento di progetti combinati che già la nuova Finanziaria prevede. Questo rappresenta davvero il valore aggiunto del nostro Paese.

Stiamo assistendo ad un paradosso tutto italiano: perdiamo colpi nei settori maturi (es. la chimica) e qui dovremmo dire vabbè pazienza, ma che anche il settore alimentare e quello turistico, complessivamente regrediscano, non è assolutamente accettabile.

Efrem Tassinato

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