La prima volta a Venezia per James Whale, icona dell’horror
Nato in Gran Bretagna nel 1893, prima disegnatore umoristico, poi compositore di canzoni, arrivò al successo con una commedia antimilitarista che lo portò a Brodway e quindi ad Hollywood, dove, dopo aver curato i dialoghi di ‘Hell’s Angels’ di Howard Hughes, raggiunge uno strepitoso successo dirigendo ‘Frankenstein’ dal romanzo di Mary Shelley, interpretato da Boris Karloff. Fu il suo film successivo ‘The Old Dark House’ del 1932 ad ottenere un successo blando. La pellicola andò perduta fino alla fine degli anni ’60; Curtis Harrington, regista specializzato in film fantastici, ne recuperò i negativi il cui restauro fu curato dall’Universal Studio ed ora viene riportato ad un definitivo splendore dalla Cohen Film Collection. I bianchi e neri della pellicola risultano ora addirittura sfavillanti, rendendo giustizia alla fotografia di Arthur Edeson, straordinario maestro nei giochi di luci ed ombre ed abilissimo nel creare atmosfere di film culto, primo tra tutti ‘Casablanca’. Il coraggio di Whale di fare outing sulla sua omosessualità, gli costò una vita di sofferenza in una società che emarginava tutto ciò che non rientrava nei canoni stabiliti di potere e religione. Tuttavia la sua filmografia mescola costantemente momenti di terrore a momenti di umorismo prettamente ‘british’, con un afflato innovatore del genere fantastico. Quasi senza eccezione il tono dei suoi film è quello di una malcelata parodia attraversata da un filo di humor nero molto simile ad uno scherzo beffardo. In ‘The Old Dark House’, eccellente adattamento dal romanzo di J.B.Priestley del 1927, Whale introduce interi dialoghi presi dal testo originale, che mescolavano già nella pagina scritta horror ed ironia.
In una notte buia e tempestosa (come non ricordare ‘The Rocky Horror Picture’) tre persone, una coppia in crisi, Raymond Massey e Gloria Stuart, ed un loro amico, Melvyn Douglas, (imperdibile la sua scanzonata versione di ‘Singing in the Rain’, mentre in mezzo la tempesta la macchina su cui viaggiano sta quasi per uscire di strada) trovano rifugio in una sinistra magione nel Galles. Li accolgono, si fa per dire, un gigantesco servo ubriaco e lascivo, Boris Karloff, un vecchio paralitico ultracentenario, la sorella di lui, fanatica religiosa ed obesa, un nano piromane, più un pazzo furioso chiuso in una stanza. L’attenzione lussuriosa di Karloff per Gloria Stuart, il sinistro luccichio di un coltello che affetta l’arrosto, ed una quantità di allusioni velate a ‘qualcuno che abita al secondo piano’ sembrano preludere ad una notte di violenza ed assassinio. In realtà ogni minaccia si rileva fasulla e perde di drammaticità. Il piromane, preannunciato da un’apparizione terrificante di una mano avvizzita sulla ringhiera della scala risulta in realtà più innocuo che minaccioso. Molto più inquietante è il gioco della verità cui i malcapitati ospiti partecipano, decidendo di rivelarsi l’un l’altro con profonde riflessioni rimaste da sempre sommerse.
Whale, a distanza di 85 anni ci appare non solo grande maestro di fiction, elaboratore di scherzi grotteschi, ma pure un conoscitore di profonde pieghe umane da lui scandagliate con occhi e mente inventivi.
Mariateresa Crisigiovanni