Allarme di Ance Venezia per il blocco dei lavori del Mose
Il grido d’allarme è stato lanciato da Ance Venezia, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, che ha espresso una forte preoccupazione per il blocco, ormai imminente, dei lavori che comporterà gravi ricadute per le imprese e sul fronte occupazionale.
«Il paradosso – dichiara il presidente di Ance Venezia, Ugo Cavallin – è che i soldi ci sono ma non vengono usati. Al di là di quelle che sono le motivazioni alla base del loro mancato trasferimento, su cui non ci compete entrare, lanciamo un forte appello a chi dovere perché i lavori non solo non si fermino, ma riprendano a pieno ritmo dopo i rallentamenti dell’ultimo periodo. Esistono degli impegni previsti contrattualmente che devono essere onorati e il cui mancato rispetto non può in alcun modo ricadere sulla produzione delle imprese costruttrici e sull’occupazione. Ci sono ditte che sono già arrivate al punto di un’esposizione finanziaria non più sostenibile».
I Costruttori si appellano alla politica perché si completino le opere fin qui realizzate
Ance Venezia chiede, con forza e a grande voce, che la politica, che tergiversa anche sulla convocazione del Comitatone, si mobiliti per evitare lo stallo definitivo nella realizzazione dell’opera che nell’incertezza del futuro assesterebbe un colpo molto duro all’attività del comparto.
«Che il bando di gara per ottenere 50-60 milioni dalle banche sia andato a vuoto è un segnale molto negativo – sottolinea il presidente Cavallin – Dopo mille vicissitudini e una spesa complessiva fin qui di 5 miliardi e mezzo di euro, è imprescindibile che si compia l’ultimo miglio per arrivare al completamento del Mose, che serve alla salvaguardia di Venezia. Stigmatizzo, peraltro, le dichiarazioni irresponsabili, rese probabilmente a meri fini elettorali, di alcuni parlamentari che nei giorni scorsi hanno chiesto che non siano più concessi finanziamenti: a loro ricordo che esistono rapporti contrattuali e incarichi formalizzati a norma di legge che non possono essere disattesi sulla pelle delle imprese costruttrici e dei loro addetti, che da anni vengono impiegati per il completamento dell’opera. Ci auguriamo, inoltre, che anche il sindacato faccia la sua parte per evitare che si arrivi a un punto di non ritorno per i cantieri e i lavoratori».
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