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A Venezia il 15° simposio mondiale sulle aritmie cardiache

19/10/2017
Fondato nel 1987 dal professor Antonio Raviele, torna a Venezia il simposio biennale “Venice Arrhythmia” per la sua 15esima edizione. Dal 25 al 27 ottobre, saranno 1.500 i medici provenienti da una settantina di Paesi per fare il punto sui più recenti studi sulle aritmie cardiache.
I migliori specialisti di tutto il mondo, nella prestigiosa sede della Fondazione Cini nell’isola di San Giorgio, si confronteranno su tutti gli aspetti clinici, diagnostici e terapeutici delle aritmie cardiache, con particolare riguardo agli sviluppi della ricerca e alle nuove frontiere della cura. Le aritmie cardiache possono essere semplici, come le banali extrasistoli del cuore sano, o complesse, come la tachicardia parossistica sopraventricolare, il flutter e la fibrillazione atriale fino alla tachicardia e alla fibrillazione ventricolare, quest’ultima responsabile di quell’evento tragico che è la morte improvvisa. Una patologia quest’ultima che rappresenta una tra le principali cause di mortalità in assoluto, pari al 40% della mortalità per cause cardiache e al 10% di tutti i decessi che si verificano ogni anno in Italia.
Nei tre giorni sono previste 115 sessioni di lavoro da un’ora e mezza ciascuna, distribuite in 8 sale del complesso congressuale, ciascuna focalizzata su una singola problematica delle aritmie cardiache, con l’analisi e lo scambio di esperienze e competenze tra i partecipanti, nell’ambito del programma scientifico approvato dalla Heart Rhytm Society.

Con opportuni accertamenti è possibile una efficace prevenzione delle morti improvvise

«Il disturbo del ritmo cardiaco – spiega il professor Antonio Raviele, già direttore del Dipartimento cardiovascolare dell’Ulss 12 veneziana e primario dell’Unità operativa di cardiologia dell’ospedale civile di Mestre è provocato da un’anomalia nella formazione e nella trasmissione dell’impulso elettrico che normalmente nasce dal “nodo del seno”, una specie di “batteria naturale” che abbiamo nella parte alta del nostro cuore e che poi da lì si trasmette verso il basso attraverso dei filamenti che conducono l’elettricità. Ne consegue un’alterazione della frequenza cardiaca con accelerazione o rallentamento eccessivi e spesso anche un’irregolarità del battito che oltre a una sintomatologia particolarmente fastidiosa e agli effetti connessi, può provocare, nel caso delle aritmie più gravi, seri problemi all’organismo: dall’ictus cerebrale in caso di fibrillazione atriale fino alla morte improvvisa, in caso di fibrillazione ventricolare. Nella maggior parte dei casi le morti improvvise colpiscono pazienti già cardiopatici a causa di una anomalia congenita o di una malattia acquisita, soprattutto l’infarto: in questi casi – conclude il professor Raviele – con opportuni accertamenti si possono individuare i soggetti a maggior rischio e proteggerli adeguatamente con la terapia farmacologica e interventistica, incluso l’impianto di un defibrillatore».

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