ANCE: chiediamo l’abolizione del codice degli appalti
«Chiedere di rifondare la normativa sugli appalti non significa voler mano libera per favorire la corruzione o il malcostume – prosegue Cavallin - ma al contrario costruire su basi, che non siano quelle di pubblica sicurezza, meccanismi che coniughino semplificazione amministrativa, correttezza di comportamenti ed efficiente realizzazione delle opere, di cui il Paese ha bisogno. I dati sono sotto gli occhi di tutti: il settore edile è l’unico, che non sta cogliendo le opportunità della ripresa economica, con un forte calo delle ore lavorate anche nei primi mesi del 2017».
Le norme devono essere applicabili e colpire i disonesti, non bloccare il lavoro
«In una congiuntura comunque difficile– insiste il Presidente di ANCE Venezia –il Codice degli Appalti rischia di essere la pietra tombale soprattutto per le aziende medie e piccole. La situazione è nota: mancano le risorse, i pagamenti hanno tempi lunghissimi, i provvedimenti attuativi del Codice sono in gravissimo ritardo, le gare latitano, le pubbliche amministrazioni risultano ingessate rispetto agli innumerevoli adempimenti formali loro richiesti ed i responsabili del procedimento sono a tal punto gravati dal rischio di un qualche incidente giudiziario da non firmare più nulla. Ciò sta determinando uno spreco di risorse pubbliche, che oggi finalmente ci sono e che vorremmo trasformare in ricchezza per il sistema Paese; per questo, chiediamo l’abolizione di un codice ormai irriformabile e l’applicazione integrale delle norme europee, evitando il ricorso alle deroghe come nel caso dei lavori per i Mondiali di sci a Cortina d’Ampezzo, per il terremoto e ora per le Universiadi del 2019. D’altronde – conclude Cavallin – se il Governo è il primo ad eludere il Codice con il moltiplicarsi delle deroghe, vorrà pur dire qualcosa!»
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