Cina: un’opportunita’ per l’agroalimentare italiano
Confagricoltura pensa alle opportunità di esportazione per i nostri formaggi, i prosciutti e i salumi, per i vini, la pasta e l’olio d’oliva. Tutti settori nei quali l’Italia manifesta una buona propensione all’export ed è in grado di offrire prodotti rinomati e di alto livello qualitativo.
Ma cosa manca, dunque, per un’adeguata valorizzazione dei nostri prodotti su questo importante mercato?
“Ci sono ostacoli tariffari, dazi elevati, barriere di ordine sanitario, appesantimenti burocratici che, di fatto, limitano la nostra propensione all’export – dice il presidente della Confagricoltura Federico Vecchioni -. Manca una strategia di marketing e un’attività di promozione che faccia conoscere meglio i nostri prodotti, già apprezzati per la qualità e i valori nutrizionali e culturali. E soprattutto manca l’ausilio essenziale, che invece molti partner europei hanno, di una Grande Distribuzione Organizzata nazionale che faccia da ponte per i nostri prodotti.”
Confagricoltura incoraggia il ministro De Castro a proseguire in questa sua azione di sostegno alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari italiane nel mercato cinese e auspica che presto ci sia la possibilità di effettuare altre missioni, coinvolgendo direttamente i canali distributivi della Cina.
CINA: IN UN 5ANNO +85,5% LE NOSTRE ESPORTAZIONI
La Cina rappresenta una buona opportunità per l’agroalimentare italiano.
Lo ribadisce Confagricoltura evidenziando alcuni dati forniti dal ministero del Commercio cinese, in occasione di dell’inaugurazione di Vinitaly-Cibus 2006 a Shangai.
La Cina è diventata un Paese importatore di prodotti agroalimentari. Nei primi sette mesi del 2006 il valore delle importazioni è stato di 18.8 miliardi di dollari, contro 16.5 delle esportazioni. Cereali, zucchero, olio di semi, farina di pesce, frutta fresca, secca e trasformata, carne di pollo e di bovino, pesce, vino, i prodotti più richiesti.
Nello stesso periodo il valore delle importazioni dall’Europa è stato di 1.198,7 milioni di dollari (+9,9% rispetto allo stesso periodo del 2005). L’Italia è all’ottavo posto tra i Paesi europei esportatori dopo Francia, Paesi Bassi, Inghilterra, Danimarca, Belgio, Germania e Spagna.
C’è’ ancora molto da fare, dunque. Anche se la tendenza è positiva. Nei primi sette mesi del 2006 la Cina ha importato dall’Italia prodotti agroalimentari per un valore di 35,62 milioni di dollari (l’85,5% in più rispetto allo stesso periodo del 2005).
Esportiamo soprattutto olio, di semi e di oliva, pasta e biscotti, vino, prosciutto cotto e carne insaccata. Per il prosciutto crudo manca la registrazione, ma buone notizie arrivano dal ministro De Castro su una ormai prossima soluzione della questione. Mentre non siamo presenti con la nostra ortofrutta.
Eppure la Cina è un Paese in cui il consumo di frutta è in costante crescita. Ma il prodotto arriva quasi esclusivamente da Thailandia, Filippine e Usa, che da soli esportano per un valore di 3.773 milioni di dollari; soprattutto agrumi, mele, kiwi, prugne, pompelmi, noci e nocciole.
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