Questo sito utilizza cookies di terze parti per la condivisione degli articoli    accetta rifiuta Informativa

Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

Agenzia giornalistica, radiotelevisiva e di comunicazione

Alla Fenice una “Vedova allegra” stile Happy days

10/02/2018
Alla Fenice una “Vedova allegra” stile Happy daysSi può mettere in scena “Die lustige Witwe”, cioè “La vedova allegra” - la celeberrima operetta di Franz Lehár rappresentata per la prima volta a Vienna il 30 dicembre 1905 - ambientandola verso la fine degli anni cinquanta dello scorso secolo? È concepibile sovrapporre un altro modo di vivere e di sentire ad uno stile, ad un gusto, ad una sensibilità che parlano irresistibilmente di “finis Austriae”, di un mondo dorato e forse mitizzato che muore concedendosi un ultimo giro di valzer tra una risata ed una coppa di champagne? È possibile, insomma, confondere quel mix unico di brillantezza e malinconia - gli ultimi bagliori di uno splendore che sta per spegnersi nelle nubi minacciose annunciatrici della prima guerra mondiale - con un’atmosfera che proietta lo spettatore alla soglia degli anni sessanta, con quei vestiti, quel modo di muoversi e di ballare, quella vitalità e quella spensieratezza del tutto estranee alla prossima fine dell’unità mitteleuropea?
Eppure questa è l’operazione tentata alla Fenice da Damiano Michieletto, che fa della contaminazione la caratteristica identitaria della sua regia. Ecco, allora, i movimenti del twist su ritmi di valzer e mazurca; l’ambasciata parigina del Pontevedro che diventa un istituto di credito dello stesso Paese, con le scartoffie di prammatica e gli sportelli aperti al pubblico; la festa del secondo atto a casa di Hanna trasformata in una sarabanda da Happy Days, con tanto di orchestrina rock in scena; e il ballo da Maxim’s nel terzo atto che diventa un sogno di Danilo, che si addormenta alticcio nel suo anonimo ufficio di funzionario della banca di Pontevedro.
Ma tutto questo – e molto altro ancora, naturalmente – funziona alla prova decisiva, quella del palcoscenico? Questa è la domanda di fondo alla quale si deve rispondere, al di là dei dubbi concettuali che inevitabilmente fa sorgere una contaminazione così spinta fra epoche e culture molto diverse, anche se non troppo distanti cronologicamente.
E la risposta è positiva, assolutamente positiva, perché lo spettacolo nel suo insieme fila come un Freccia Rossa, con tutti gli ingranaggi ben oliati, i tempi giusti, un ritmo narrativo sempre sostenuto, un palpabile affiatamento fra gli interpreti; questi ultimi, poi, coristi compresi, condotti per mano uno per uno a diventare personaggi autonomi e singolarmente caratterizzati, mai abbandonati a sé stessi sulla scena, mai con le mani in mano. Michieletto si conferma, così, uomo di teatro di prim’ordine, capace di far funzionare, con un istinto preciso di ciò che è “giusto” sulla scena, tanto le idee buone quanto quelle meno buone o peregrine, come si è constatato anche nella recente “Damnation de Faust” all’Opera di Roma.
Lo asseconda, con discrezione e senza prevaricare, il suo team, consueto, con le scene semplici e funzionali di Paolo Fantin e i costumi appropriati di Carla Teti. Il disegno luci, adatto alla bisogna, è di Alessandro Carletti; le spigliate coreografie, di Chiara Vecchi.
Il maestro Stefano Montanari, sul podio, alla sua prima esperienza con un’operetta, appare in buona sintonia con l’impostazione registica di Michieletto. Nella “Die lustige Witwe”, si sa, le melodie e i ritmi di danza zampillano festosi e ammiccanti dal golfo mistico con la stessa frizzante leggerezza con cui le bollicine di champagne risalgono verso il bordo della flûte; oppure si affacciano languidi, tenuamente profumati, vagamente malinconici, come dei fiorellini che sporgono la corolla verso la luce. Questi effetti, che l’ascoltatore è abituato a riconoscere nelle interpretazioni tradizionali dell’operetta, sono come attenuati, attutiti, nella direzione di Montanari, che preferisce un piglio più sbrigativo e disinvolto del solito. Come dire che lo champagne risulta sempre buono ma talvolta un po’ troppo secco, anche quando si gradirebbe un gusto più morbido, più vellutato, più rotondo.
Ma è anche vero che l’impostazione adottata da Montanari corrisponde al suo dichiarato timore di “creare atmosfere esageratamente manierate” e alla accettata eventualità di dover “’pulire’, alleggerire rispetto a certi meccanismi ‘pesanti’ che caratterizzano la prassi interpretativa”.
A disposizione del maestro un cast affiatato e di buon livello, divertente e divertito. L’Hanna Glawari del soprano Nadja Mchantaf, che ha studiato per dieci anni danza e si vede, esibisce una corretta linea di canto, buoni mezzi vocali ed una disinvoltura scenica più che apprezzabile. Hanna è sempre in bilico fra civetteria superficiale e passione autentica, tra il fascino reale che promana dalla sua persona e quello dei venti milioni che ha ereditato dal defunto marito e che devono essere ospitati a qualunque costo nelle casse della Banca di Pontevedro, pena il tracollo dell’istituto di credito; ebbene, l’artista è sempre a suo agio nel rendere la sostanziale ambiguità del personaggio, che esce completo e convincente in tutte le sue sfaccettature.
Altrettanto può dirsi del Danilo del baritono Christoph Pohl, che accusa forse un’emissione non del tutto libera e sciolta, ma canta correttamente e si cala con convinzione nel tipo del vitellone viziato e perdigiorno, alla fine uomo ricco e innamorato, voluto da Lehár e dalla regia.
Ben assortita anche l’altra coppia di amorosi, con la Valencienne inappuntabile e accattivante del giovane soprano Adriana Ferfecka (classe 1992) e il Rossillon dalla voce limitata in volume ma preziosamente smaltata e ben adoperata del tenore sudcoreano Konstantin Lee (classe 1988), che sarebbe bello poter riascoltare in altre occasioni e altro repertorio.
Fra i ruoli di carattere emerge il barone Zeta - non più ambasciatore ma direttore della banca di Pontevedro - del glorioso basso Franz Hawlata, che riempie il palcoscenico con la sua presenza buffa e caracollante. L’attore Karl-Heinz Macek è un Njegus dalla doppia personalità: segretario-factotum della banca ma anche mago, che, agitando il pericoloso ventaglio smarrito da Valencienne su cui è scritto “ti amo” e spargendo qua e là pizzichi di polvere magica, dà il via alla musica, propizia le liaison amorose, insomma muove gli eventi. E il tutto con lo stesso goffo look da travet, con tanto di vestito anonimo e cappello calcato sulle orecchie: una trovata divertente, che assegna a colui che Michieletto definisce efficacemente come “il custode degli intrecci e degli intrighi amorosi”, l’aspetto quotidiano e un po’ squallido di un modesto impiegato.
Non si possono terminare queste note, che si riferiscono alla serale dell’otto febbraio, senza tributare il meritato, convinto apprezzamento al coro del Teatro diretto da Claudio Marino Moretti, per la consueta, impeccabile resa sonora, e per la spiritosa dedizione con cui ogni suo elemento si è impegnato ad assecondare tutte le richieste della regia, nella recitazione come nel ballo.
Il pubblico, che riempie il teatro in ogni ordine di posti, si diverte a questa azzeccata proposta carnevalesca della Fenice in coproduzione con l’Opera di Roma, applaude con convinzione e con trasporto: che volere di più?


Adolfo Andrighetti

Asterisco Informazioni
di Fabrizio Stelluto
P.I. 02954650277


e-mail:
info@asterisconet.it
redazione@asterisconet.it
telefono:
+39 041 5952 495
+39 041 5952 438
fax:
+39 041 5959 224
uffici:
via Elsa Morante 5/6
30020 Marcon (Ve)
Cartina

Questo sito è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell'art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: "Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione".
La pubblicazione degli scritti è subordinata all'insidacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito.
Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al sito, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

  • Asterisco Informazioni
  • Direttore:
    Fabrizio Stelluto
  • Caporedattore
    Cristina De Rossi
  • Webmaster
    Eros Zabeo
  • Sede:
    via Elsa Morante, 5/6
    30020 Marcon
    Venezia
  • Informativa cookies