Nel carbonio il futuro dell’energia: quella del nostro corpo
In tutto il mondo si sta studiando una batteria di questo tipo per sostituire quelle che attualmente alimentano il nostro smartphone. Sono a base di litio, ma questo sarebbe pericoloso per la nostra salute, efficienza decade rapidamente nel tempo e il costo di questo elemento base è aumentato del 60% in un anno. Per non dire del cobalto, che serve per realizzare il catodo della batteria, estratto in Congo sfruttando il lavoro minorile.
Le batterie al grafene verrebbero prodotte a partire dalla grafite, con processi a basso costo e compatibili con diversi materiali, dalle plastiche ai materiali tessili.
La ricarica avviene molto più rapidamente e la batteria può essere flessibile come un tessuto
La più grande fabbrica di grafene in Europa si trova a Como. Le batterie realizzate con questo materiale sono state ottenute producendo il grafene in forma di inchiostri, tramite un processo di esfoliazione della grafite brevettato dall’IIT. La costruzione avviene per sovrapposizione di strati flessibili successivi: due fogli di grafite, due membrane porose a base di grafene (che hanno lo spessore di un atomo e dunque sono sottilissime) e una membrana polimerica bagnata da un elettrolita.
Rispetto al litio, le batterie al grafene hanno la capacità di immagazzinare in tempi rapidissimi energia, quindi con tempi di ricarica molto ridotti. Ed il futuro? Il grafene si può integrare in un tessuto, ma può anche essere inserito nella pelle: l’energia potrebbe derivare da quella generata dal movimento del corpo, e potrebbe servire anche per mettere in moto apparecchi come un pace maker o un auricolare.