Si parla molto in Italia di pensioni e dell’impatto che queste hanno sui conti pubblici, ma il problema è altrettanto sentito anche nel resto d’Europa dove, per altro, le gli assegni di chi è andato in quiescenza sono generalmente più bassi, e talvolta anche di molto, che da noi. Ma c’è anche un aspetto non rigorosamente finanziario che si sta affacciando in modo allarmante nella vicina Germania.
Qui, la Seconda Guerra mondiale aveva lasciato un Paese devastato e un tessuto economico completamente distrutto. La rinascita vide la simultanea nascita di nuove piccole e medie imprese che andarono a costituire e che ancor oggi costituiscono l’ossatura economica tedesca. Conseguenza di questa genesi è che altrettanto contemporaneamente oggi queste imprese dovranno affrontare una crisi di successione dei relativi titolari, giunti al pensionamento. Secondo un report del Financial Times, che cita un’indagine condotta dalla società di credito KfW, circa 840.000 titolari di piccole o medie imprese tedesche, chiamate collettivamente Mittelstand, dovranno trovare un successore nei prossimi cinque anni.

Una crisi che potrebbe essere anche benefica per accrescere il livello di digitalizzazione

L’indagine di KfW indica che un’impresa del Mittelstand su cinque potrebbe dover affrontare un cambio di proprietà, o in alternativa la chiusura entro il 2022. Ancor peggio, secondo KfW, la situazione sarà allarmante nel breve periodo, dato che circa 100.000 imprenditori intenzionati ad andare in pensione entro i prossimi due anni non riescono a trovare una persona a cui affidare il proprio ruolo.
«La Mittelstand – ha detto il chief economist di KfW Jörg Zeuner – subirà il contraccolpo di un’ondata di successioni che ne cambierà il volto». Per certi versi questo cambiamento è indispensabile: le imprese hanno fin qui investito molto poco nella digitalizzazione dei processi, prodotti o servizi. «Proprio perché l’introduzione di nuovi modelli di business e l’offerta di nuovi prodotti e servizi sono molto importanti ai fini della crescita, della produttività e della competitività – conclude Zeuner – è essenziale attuare un riorientamento».