Ocse: una tassa patrimoniale contro le differenze economiche
Nel rapporto “The Role and Design of net wealth taxes”, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico indica, insieme ad altri tre Paesi, l'Italia come una nazione dove la disuguaglianza sociale è aumentata di più e dove la concentrazione di ricchezza verso l'alto è diventata sempre più evidente negli ultimi dieci e dove i livelli pre-crisi non sono stati ancora recuperati. Il 43% della ricchezza italiana, è scritto nel Rapporto, è appannaggio del 10% più ricco della popolazione. Quindi, conclude l'Ocse, “uno dei modi per ridurre più velocemente i divari di ricchezza è l'imposizione della tassa patrimoniale”.
Ridurre le differenze è un obiettivo necessario per accrescere i consumi interni
In generale, la necessità di adottare “una tassa sulla ricchezza netta” è minima nei Paesi dove sono applicate su larga scala le tasse sui redditi e sui capitali personali, comprese le imposte sulle plusvalenze, e dove le tasse di successione sono ben disegnate, ma potrebbe funzionare ed essere utile dove la tassa di successione non esiste e dove le imposte sui redditi sono particolarmente basse.
Oltre all'Italia, l'Ocse ha comparato i dati anche di Australia, Canada, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti: la concentrazione della ricchezza ai vertici della società è cresciuta nei Paesi Bassi, negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Lì dove si è registrato un aumento del Pil, i vantaggi economici sono finiti nelle tasche dei più ricchi e solo nel Regno Unito la disparità nella distribuzione della ricchezza non è cresciuta.