Allarme Anbi: dobbiamo restituire 300 milioni all’Europa
«Considerati i tempi tecnici necessari agli adempimenti ed alla realizzazione dei lavori - spiega il presidente Vincenzi – è forte il pericolo di non riuscire a rispettare la scadenza del 2023 per la rendicontazione dei lavori effettuati come indicato dagli organi comunitari». Non si tratta di finanziamenti marginali: a rischio restituzione ci sarebbero circa 300 milioni di euro destinati a interventi per l’irrigazione e per la sistemazione del territorio. Ed ancora non basta: il nostro Paese è stato destinatario di altri 300 milioni sempre per gli stessi obiettivi: in questo caso il ritardo è ancora più grave perché, fa sapere Anbi, per queste opere “da mesi è attesa l’uscita dei bandi”.
In problema in Italia è ancor più generale e mette a rischio la stessa produzione agroalimentare
La situazione è più grave ancora di quanto non appaia perché come spiega Massimo Gargano, direttore generale di Anbi: «manca ancora una legge nazionale contro l’eccessivo consumo di suolo» che viene indicato come l’altro punto debole dell’assetto agricolo ed idrico del Paese.
Prendendo spunto da questa situazione, Anbi ha rilanciato il tema della necessità di un Piano nazionale Invasi che riesca a riordinare il sistema idrico italiano. «Perché – spiega Vincenzi – dalla disponibilità irrigua dipende l’84% di quel Made in Italy agroalimentare, che rappresenta 40 miliardi di export, componente fondamentale dei 267 miliardi di valore complessivo della produzione agroalimentare, dove trovano occupazione 3.300.000 persone».