Edilizia e turismo: per ANCE Venezia un’utile sinergia
Prima ancora dei progetti bisogna, quindi, avere idee chiare e garanzie di fattibilità per rilanciare un settore quale quello edilizio che non ha ancora beneficato di quei primi segnali di uscita dalla crisi economica che altri comparti hanno fatto intravedere. Lo testimoniano i dati veneti: rispetto all’inizio della crisi, nel 2007, il settore delle costruzioni nella nostra regioe ha perso circa il 38% degli investimenti; il sistema economico regionale nel 2017 ha aumentato il suo Pil dell’1,7%, ma gli investimenti in costruzioni sono saliti solo di un misero +0,3%; soltanto nel 2018 potrebbe esserci una crescita in edilizia del 2%.
Ma sullo sfondo restano tutti i problemi del comparto: codice dei contratti e contratto di lavoro
Ecco allora il significato della Tavola rotonda che ANCE Venezia ha proposto sul tema “Quale turismo, quale ricettività, quale edilizia”. Un confronto che ha visto anche posizioni diverse sul rapporto tra Venezia e la sua terraferma, sia per quanto riguarda la proposta di opportunità turistiche, sia per la diffusione della ricettività che ha ormai saturato il centro storico.
Ma sullo sfondo restano i nodi veri dell’edilizia come erano stati sottolineati in apertura dal presidente di ANCE Venezia, Ugo Cavallin. «Se in edilizia c’è un minimo di ripresa – ha sottolineato Cavallin – questa non è frutto di una precisa volontà politica di puntare sul settore delle costruzioni, ma è piuttosto l’effetto trascinamento della ripresa di altri settori». Tra questi c’è, insieme al manifatturiero, certamente anche il turismo. Ad essere invece in una fase di stallo è la committenza pubblica: «È da due anni – ha sottolineato il Presidente ANCE – che andiamo dicendo che il nuovo ‘Codice dei contratti’ è un insieme di regole che sta ingessando le pubbliche amministrazioni che non riescono a bandire le gare, ma soprattutto ad affidare i lavori. Il Codice ha fallito e noi sosteniamo una sua riscrittura integrale».
L’altra battaglia dei costruttori è quella della riduzione del costo del lavoro che oggi «pone le nostre imprese in una situazione di insostenibile inferiorità – ha spiegato in conclusione il presidente Ugo Cavallin – Costi e rigidità portano necessariamente ad una ‘fuga dal contratto dell’edilizia’» con l’applicazione anomala di altri soluzioni, fino al diffondersi di imprese formalmente straniere che operano in Italia, ma pagano oneri inferiori a quelli del contratto nazionale.
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