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Veneto: la TARI penalizza soprattutto le attività alimentari

25/07/2018
Veneto: la TARI penalizza soprattutto le attività alimentari«È urgente una profonda revisione dell’intero sistema – dichiara Massimo Zanon, Presidente di Confcommercio Metropolitana di Venezia, a proposito dell’applicazione in Veneto della tassa sui rifiuti – Bisogna superare definitivamente la logica dei coefficienti presuntivi di produzione in favore di un sistema, che rispetti il principio europeo “chi inquina paga” e che preveda specifiche agevolazioni per le attività stagionali, nonché per le aree scoperte operative».
Dai dati raccolti dal nuovo portale di Confcommercio (www.osservatoriotasselocali.) si conferma che, nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti, la TARI continua ad aumentare e crescono i forti divari di costo tra medesime categorie economiche nelle diverse regioni.
In particolare si evidenzia come, nel Veneto, le categorie legate alla somministrazione alimentare siano quelle più penalizzate, con costi superiori alla media nazionale:
⬬ ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub (+1,18€ x metro quadro)
⬬ mense, birrerie, hamburgherie (+ 3,07€ x metro quadro)
⬬ bar, caffè, pasticcerie (+1,61€ x metro quadro)
⬬ ortofrutta, pescherie, pizza al taglio, puccerie (+5,11€ x metro quadro).
Non solo: per quanto riguarda la provincia di Venezia tali costi sono ulteriormente aggravati:
⬬ ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub (+11,44€ x metro quadro sulla media veneta: “record” assoluto)
⬬ mense, birrerie, hamburgherie (+5,01€ x metro quadro s.m.v.)
⬬ bar, caffè, pasticcerie (+6,96€ x metro quadro s.m.v.)
⬬ ortofrutta, pescherie, pizza al taglio, puccerie (+9,94€ x metro quadro s.m.v.)
Per altro, i costi della TARI in provincia di Venezia risultano maggiori della media regionale per tutte le tipologie economiche ad eccezione degli ipermercati di generi misti.

Il sistema veneziano ha bisogno di essere ottimizzato distinguendo le utenze domestiche e non

Stando ai parametri reperibili sul sito www.opencivitas.it, promosso dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE (Soluzioni per il Sistema Economico Spa), il 62% dei comuni capoluogo di provincia registra una spesa superiore rispetto ai propri fabbisogni e Venezia si classifica al secondo posto (+66,67%) tra le città meno virtuose, preceduta solo da Asti ed al pari di Potenza. A fronte di un costo standard indicato in € 57.181.212, il comune translagunare presenta una spesa storica pari ad € 95.808.316 con un differenziale di + € 38.627.104. Con la stessa metodologia, il livello del servizio offerto è valutato da 7 in una scala da 1 a 10.
«Sui costi di Venezia – spiega Massimo Zanon – incidono in maniera rilevante gli oneri del turismo giornaliero, che lascia rifiuti di prodotti acquistati non in città. È fondamentale introdurre misure, che leghino, in maniera vincolante, la determinazione dei costi del servizio a parametri di efficienza e a criteri volti a garantire un’equa ripartizione tra la componente domestica e quella non domestica, nonché tra parte fissa e parte variabile. In questi anni Confcommercio, nel Veneziano, ha sempre dialogato con le Amministrazioni Comunali per rendere più eque le aliquote tra le diverse categorie, riuscendo ad ottenere alcune positive soluzioni. Inoltre – conclude il Presidente Confcommercio Metropolitana di Venezia – ottimizzare la gestione dei rifiuti ed il contenimento dei costi sono tra le priorità al centro del confronto fra imprese e Comune per il rilancio di competitività del tessuto commerciale urbano».

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