La catastrofe del bellunese presenterà il conto in primavera
Spiega la presidente Bartolomei: «Dalle notizie che si hanno dai colleghi impegnati nella montagna bellunese le problematiche geologiche più rappresentate sono dovute alle colate concentrate e detritiche nei canali degli affluenti secondari e dei fiumi principali e, come nel caso del Cordevole, situazioni di erosione spondale e di divagazione dell’alveo, che hanno interessato la viabilità principale e secondaria. Sono diffusi inoltre alcuni smottamenti superficiali che non dovrebbero evolversi in eventi più importanti. Le situazioni più critiche, come la frana di Perarolo e del Tessina, sono sotto controllo e oggetto di monitoraggio dedicato». È evidente che attualmente si sta intervenendo per dare una risposta alle emergenze più immediate: il ripristino della viabilità, dell’energia elettrica e delle comunicazioni. Ma si tratta solo di una prima fase che dovrà essere seguita da interventi più radicali.
Solo garantendo vitalità economica e turistica della montagna si potrà fare la manutenzione necessaria
«L’ecatombe di copertura boschiva – continua Tatiana Bartolomei – di fatto espone al rischio intere aree che fino ad ora erano considerate stabili proprio perché coperte da imponenti foreste. Tale rischio potrà essere valutato solo successivamente alla rimozione della massa legnosa caduta. L’arrivo dell’inverno inoltre non aiuterà tali operazioni e il problema si presenterà in primavera dove lo scioglimento del manto nevoso e nuove precipitazioni si sommeranno nell’imbibizione dei terreni superficiali. Assenza di copertura boschiva e terreno nudo significano anche una drastica riduzione dei tempi di corrivazione con conseguente aumento della velocità di trasferimento delle precipitazioni negli alvei dei torrenti e fiumi. Importanti portate da smaltire in alvei già fortemente modificati dall’evento passato».
«Molto importante sarà in futuro mantenere viva la montagna – conclude la presidente dell’Ordine dei Geologi del Veneto – Garantire il turismo e le attività ma soprattutto riprendersi cura dei boschi, dei torrenti, vivere e manutenere un bene, come il patrimonio boschivo, che spesso non viene percepito come tale».