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HIV e AIDS in Veneto: mai trascurare il pericolo di contagio

03/12/2018
HIV e AIDS in Veneto: mai trascurare il pericolo di contagioDicembre è il mese del ‘fiocco rosso’ segno internazionalmente riconosciuto della lotta all’AIDS. La Regione Veneto ha in questa occasione pubblicato il nuovo “Rapporto AIDS-HIV” realizzato a cura della Direzione Prevenzione che contiene i dati epidemiologici consolidati al 31 dicembre 2017.
Per quanto riguarda l’infezione da HIV, dal 1988 (anno in cui la Regione Veneto, prima in Italia, istituì un sistema di sorveglianza) ad oggi in Veneto sono state segnalate 13.451 nuove diagnosi. A queste si dovrebbero aggiungere le persone che potrebbero aver contratto la malattia ma che non ne sono ancora a conoscenza perché non hanno effettuato il test. Si può quindi stimare tra i residenti nel territorio regionale, sottraendo i casi deceduti, che nel 2017 in Veneto siano circa 8.092 le persone con infezione da HIV in carico ai servizi sanitari regionali. Dal biennio 2009-2010 il numero di nuove infezioni si è stabilizzato tra i 250 casi e i 300 casi e risultano essere 240 i casi HIV segnalati nel corso del 2017. Per quanto riguarda l’AIDS, dal 1984 a dicembre 2017, sono state notificate 3.837 diagnosi per soggetti residenti nel territorio regionale. Complessivamente, tra tutti i casi segnalati sino al 2017, sono stati notificati 2.540 decessi, pari al 66,2%. Con il calo progressivo nel numero di decessi che si è verificato dopo il 1996 (anno di introduzione della terapia HAART Highly Active Antiretroviral Therapy), il numero di casi prevalenti, che costituisce la principale misura per stimare l’impatto assistenziale dell’AIDS, è andato aumentando, giungendo ad un totale di 1.297 pazienti nel 2017.

Se, grazie al test, la diagnosi è precoce c’è la possibilità di fare una vita normale anche con HIV

La diffusione anche in Italia della terapia HAART ha certamente influito sulla speranza di vita dei malati di AIDS. La probabilità di sopravvivere per coloro che si sono ammalati nel periodo compreso tra il 1996 e il 2000, a due anni dalla diagnosi, si attesta difatti attorno al 68%, diversamente che per coloro che si sono ammalati precedentemente, per i quali tale percentuale è inferiore al 40%. A cinque anni dalla diagnosi, l’incremento della probabilità di sopravvivenza risulta essere ancora maggiore: si passa infatti dal meno del 20% per coloro che si sono ammalati prima dell’introduzione della terapia HAART, al 77% per i casi diagnosticati dal 2006.
All’interno del territorio regionale, la provincia che, nel corso del 2017, presenta il maggiore tasso di incidenza di casi di AIDS è quella di Verona. Il maggior numero di casi segnalati provengono dalle Ulss Euganea (9 casi), Berica (7 casi) Marca Trevigiana (6 casi). Il 77,4% dei casi di AIDS è di genere maschile. Poco meno del 76% della totalità casi ha un’età alla diagnosi compresa tra i 25 e i 44 anni, anche se l’età media è in netta crescita negli anni sia per gli uomini sia per le donne.
Focalizzando l’attenzione sulla nazionalità dei casi di AIDS tra i residenti in Veneto, si osserva un progressivo aumento del numero di casi tra gli stranieri: dal 2000 al 2017 la percentuale di stranieri affetti da AIDS e residenti in Veneto si attesta attorno al 30%.
Le terapie messe a disposizione – precisano i tecnici della Direzione Prevenzione – non sono in grado di eliminare l’infezione e portare a guarigione ma possono sopprimere completamente la replicazione del virus, assicurando la sopravvivenza dei pazienti e la loro qualità di vita comparabile ai pari età non infetti da HIV. Affinché questo avvenga è però necessaria una diagnosi precoce, essendo le diagnosi tardive gravate da un notevole eccesso di mortalità e morbilità. Un problema che è legato principalmente alla sottostima individuale del rischio di trasmissione perché, sottostimando la probabilità di essere state infettate, le persone non si sottopongono al test e giungono alla diagnosi solo in presenza di sintomi severi, che compaiono quando le difese immunitarie sono già molto depresse”.

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