Una prospettiva locale per il terziario e per la Città
«Parlare di distretti del commercio (DUC) è un’occasione per fare il punto su una modalità di lavorare insieme, Confcommercio, Amministrazioni comunali, singole imprese del terziario di mercato. E quando si parla di “DUC” forse si dovrebbe cominciare a parlare di una qualità organizzata dell’offerta di servizi per realizzare la quale occorre che i singoli esercenti siano accompagnati, dalle proprie associazioni, a collaborare insieme e a non temere ma a sfruttare un approccio alla progettazione condivisa.
Una modalità necessaria ormai per creare quei gruppi e reti, anche informali, di imprese che solo se aggregate potranno beneficiare delle agevolazioni (sino al 50% degli investimenti effettuati dall’aggregazione) prossimamente disponibili con i bandi dedicati dalla Regione Veneto, a valere sulle risorse UE dei programmi POR e FESR. Per le attività economiche che costituiscono le strade delle nostre città, queste sono le leve del rilancio della competitività e della rigenerazione dell’offerta commerciale: lavorare insieme, ente locale imprese e Confcommercio, lavorare sulla mobilità, sulla forma e sull’estetica per garantire l’appetibilità del centro, prima di tutto per i residenti, i primi “turisti” della città.
Per fare questo lavoro bene insieme, occorre una formula, una governance, un management snelli che sappiano apprendere dal fare quotidiano, ma con metodo, con competenze tecniche, appunto, senza improvvisazione o politiche meramente contingenti. Oggi si assiste ad una riorganizzazione, anzi ad un downsizing con contrazioni crescenti dell’occupazione, della grande distribuzione organizzata, che non va demonizzata ma che evidentemente aveva debordato il ruolo di complementarietà dell’offerta complessiva. Solo una risposta politica organica specifica per il commercio al dettaglio di prossimità coordinata in seno a soluzioni urbanistiche e di mobilità, potranno consentire di riaprire serrande, recuperare occupazione. E già stato dimostrato che un saggio e ponderato co-protagonismo delle amministrazioni locali, delle associazioni, dei vari stakeholder, di soggetti della cultura, possono insieme concepire, condividere e realizzare una vera politica del commercio, anzi del terziario e una politica urbana per dare una prima soddisfazione ad aspettative ormai storiche.
Confcommercio, maturata da tempo la consapevolezza che la dimensione di categoria deve ormai lasciare il posto ad un ruolo di connettore sociale, responsabile, competente e progettuale che contribuisca a migliorare continuamente l’Ambiente Città, ritiene che la stagione dei DUC potrà costituirà un’evoluzione positiva se questi strumenti di governance informale saranno in grado far sì che tutti gli stakeholder lavoriamo per fare Città, posto che oggi dire “Città” voglia dire Qualità della Vita.
In un Paese dove troppo velocemente proposte di politiche organiche, come la politica industriale, la politica per il turismo e la politica per le aree urbane e metropolitane, si sono dissolte con la fine di una legislatura o di un governo, la possibilità che Enti locali, imprese del terziario rappresentanze dell’economia, della società e della cultura urbana sperimentino un metodo ed attuino azioni per fare oggi insieme Città o Città anche Turistica… ebbene tutto ciò può essere una modalità, ad un livello che tale impegno impone, che parte dalla prossimità e dalla condivisione con i cittadini, per provare dal locale a rimettere, quando e laddove serva, la P maiuscola ad una parola: “politica”».
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