Il Governo vuole accentrare a Roma tutte le progettazioni
«Nel migliore dei casi – prosegue il presidente Boschetto – sarà un carrozzone destinato a creare un imbuto tecnico-amministrativo che ostacolerà sia la programmazione che l’esecuzione delle opere pubbliche e drenerà risorse importanti che chiaramente potrebbero essere impiegate meglio. Una struttura che va contro gli stessi principi ispiratori del Codice dei contratti. Cerchiamo di esser seri e razionali: questa Centrale non s’ha da fare!».
Sarebbe materialmente impossibile che 500 professionisti progettino le opere di 8.000 comuni italiani
«Questa Centrale rappresenterebbe, se attuata, un balzo indietro di molti anni – avverte il presidente FOIV – Innanzitutto verrebbe totalmente a mancare il contatto con il territorio, che nella attività di progettazione in oggetto è imprescindibile. Ogni progetto richiede un contatto diretto e continuativo con il committente, un’interlocuzione attenta, un lavoro di mediazione e frequenti incontri. Come sarebbe conciliabile tutto questo con una gestione unicaRomacentrica? Come si può pensare che una unica centrale nazionale possa seguire in maniera adeguata i lavori pubblici dei quasi 8.000 comuni italiani?»
Inoltre, preoccupa l'incertezza sui numeri e le professionalità che convergerebbero in questa Centrale: «Si parla di 500 persone, forse anche meno – sottolinea Pasqualino Boschetto – che dovrebbero avere in mano tutti gli appalti di tutta Italia. Non è pensabile! Materialmente impossibile! E di queste 500 persone quanti avranno le competenze, l’esperienza e le indiscutibili e ampie capacità professionali per governare il tutto? E’ difficile pensare che queste 500 persone siano arruolate fra le nostre eccellenze professionali nazionali. Probabilmente molte di queste 500 persone saranno giovani ingegneri e architetti, con esperienze professionali giocoforza limitate. Certamente non è questo il modo migliore di creare lavoro per i nostri giovani colleghi professionisti – conclude Boschetto – Ancora una volta solo propaganda!».