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La crisi nel Veneto: 60.000 posti di lavoro persi nel 2018

07/02/2019
La crisi nel Veneto: 60.000 posti di lavoro persi nel 2018Sono stati oltre 50 tavoli di crisi aziendali attivi presso la Regione Veneto nel corso del 2018 per 7.000 lavoratori coinvolti e a tutt’oggi rimangono aperti molti punti di difficoltà, mentre gli indicatori prospettano un 2019 in frenata, con il Pil regionale ridimensionato dall’1,2 allo 0,6%. Lo constata il segretario generale della Cgil del Veneto, Christian Ferrari alla vigilia della manifestazione di Cgil Cisl Uil del 9 febbraio a Roma.
«Le crisi ancora in atto – sottolinea Ferrari – richiamano nomi importanti ed interessano l’intero territorio regionale. Tra gli altri, Miteni, Sylcom, Safilo, Coge Mantovani, Stefanel, fonderie Sime, Tonon Forty, Rinascente, Toys. A queste si aggiungano l’impatto del maltempo sull’intero territorio bellunese, le situazioni diffuse soprattutto nella piccola impresa artigiana e le tante ristrutturazioni nel commercio che hanno portato al taglio di molti posti di lavoro con modalità che hanno privato i lavoratori di ammortizzatori sociali. Il tutto in una regione che dal 2008 ad oggi ha lasciato sul terreno 29.830 posti di lavoro a tempo pieno ed indeterminato nei soli settori del tessile e del legno ed altri 22.305 posti stabili nell’edilizia».
L’ultimo trimestre del 2018 si è chiuso con un saldo negativo di 60.000 posti di lavoro e per la prima volta la cassa integrazione ha avuto un’impennata (+89,2% sui tre mesi precedenti) dopo 14 trimestri consecutivi di decremento.

Saranno oltre 13.000 i lavoratori veneti che manifesteranno a Roma contro la politica del Governo

Sono urgenti misure anticicliche che rilancino gli investimenti ed il lavoro, è la tesi della CGIL nazionale e che oltre 13.000 lavoratori veneti sosterranno andando a manifestare a Roma.
«La legge di stabilità – dice Ferrari – ha compiuto una scelta totalmente sbagliata, rinunciando all’unica leva che servirebbe: gli investimenti pubblici. Senza di essi e senza politiche industriali che rilancino gli investimenti privati non si contrasta la recessione. Il lavoro si crea con una politica che punti all’innovazione, alla ricerca, all’istruzione, alla manutenzione ed all’infrastrutturazione del territorio».

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