Le tasse tornano ad aumentare (dopo cinque anni di tregua)
Come spiega l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, ci vorranno 154 giorni lavorativi, inclusi i sabati e le domeniche, perché il contribuente medio italiano smetta di lavorare per assolvere a tutti gli obblighi fiscali dell’anno (Irpef, accise, Imu, Tasi, Iva, Tari, addizionali varie, Irap, Ires, etc.) e solamente dal 4 giugno inizierà a guadagnare per sé stesso e per la propria famiglia. In altri termini si può anche dire che, considerando una giornata lavorativa che inizi alle 8:00, ogni giorno ciascun italiano medio lavora per pagare le tasse e i contributi fiscali sino alle 11:23, vale a dire quasi 3 ore e mezza al giorno, e che gli rimangono solo 4 ore e mezza per la sua retribuzione netta.
E c’è il rischio che l’Iva esploda l’anno prossimo se non ci sarà una manovra finanziaria correttiva
«Nonostante i correttivi apportati in zona Cesarini con il maxiemendamento – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, Paolo Zabeo – la manovra di Bilancio del 2019 non ha introdotto quello shock fiscale che tutti si attendevano. Va segnalato anche che con la rimozione del blocco dei tributi locali prevista dalla manovra c’è il pericolo che tornino ad aumentare anche il peso delle tasse locali che erano bloccate dal 2016. Senza contare che è necessario disinnescare le clausole di salvaguardia, altrimenti dall’inizio del 2020 subiremo un aumento dell’Iva da far tremare i polsi».
«Con le tasse in aumento e con una platea di servizi erogati dal pubblico che negli ultimi anni è diminuita sia in qualità sia in quantità – segnala il segretario della CGIA di Mestre, Renato Mason – si sono sacrificati i consumi e gli investimenti. Inoltre, è diventato sempre più difficile fare impresa, creare lavoro e redistribuire ricchezza. Alle piccole e piccolissime imprese, in particolar modo, il calo dei consumi delle famiglie ha creato non pochi problemi finanziari, costringendo molte partite Iva a chiudere i battenti».
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