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ANCE VENEZIA: impianti recupero inerti verso la saturazione

12/02/2019
ANCE VENEZIA: impianti recupero inerti verso la saturazioneÈ drammatica la situazione degli impianti di recupero e riciclaggio di materiali inerti nelle province di Venezia e Treviso e da tale situazione può derivare un colpo mortale alla ripresa dell’attività edilizia e quindi del sistema economico del territorio. La quasi totalità degli impianti ha infatti raggiunto i livelli di saturazione, prescritti nelle autorizzazioni ed a breve non sarà in grado di ricevere nuovi apporti di materiale.
La conseguenza? Non potendo essere avviati agli impianti di trattamento e recupero, i materiali da costruzione e demolizione saranno necessariamente conferiti in discarica, con un pesantissimo aumento dei costi per le imprese dell’edilizia. Per scongiurare questa situazione, Ance Venezia ha incontrato i rappresentanti dei maggiori impianti di recupero del veneziano e del trevigiano, verso i quali confluisce la stragrande maggioranza dei materiali dei cantieri del territorio.
Comune è stata la valutazione sulla gravità della situazione e sulla necessità di agire in tempi rapidi. Quali le possibili soluzioni? Anzitutto un appello alla Regione Veneto, ma anche a tutte le altre pubbliche amministrazioni, affinché impongano, nei loro capitolati per lavori stradali ed infrastrutturali, l’obbligo di utilizzare almeno una certa percentuale di riciclato. Esiste uno specifico obbligo di legge in questo senso, ma esso viene sempre più spesso disatteso, forse anche per il timore che il materiale possa risultare inquinato.

Dalle amministrazioni pubbliche deve venire una spinta forte all’uso dei materiali riciclati

Così facendo però, si dimenticano le ragioni che sono alla base dell’obbligo di legge di utilizzo degli aggregati riciclati in alternativa a quelli naturali:
▶ innanzitutto il contenimento del consumo di suolo grazie alla riduzione proporzionale dell’attività di cava;
▶ conseguentemente, la limitazione dell’utilizzo dei materiali di cava naturali per usi specifici, solo laddove gli aggregati riciclati non siano in grado di soddisfare del tutto o in parte gli standard richiesti;
▶ consentire il recupero di rifiuti inerti (materiali da demolizione), che anche in Italia costituiscono una delle principali voci di produzione, sia in termini volumetrici che di peso, evitando la formazione di discariche o peggio il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti nell’ambiente;
▶ le caratteristiche tecniche, poiché spesso il riciclato è del tutto sovrapponibile, se non talora migliore, degli aggregati naturali.
In definitiva, ridare respiro agli impianti di recupero attraverso il riutilizzo del materiale riciclato, oltre ad avere effetti straordinariamente positivi sotto il profilo della tutela dell’ambiente, consente di scongiurare un pesante aumento di costi (quelli del conferimento a discarica), che colpisce innanzitutto le imprese di costruzione, ma si traduce poi in maggiori costi per i cittadini e le pubbliche amministrazioni committenti.
Una scelta oltretutto a costo zero e che qualunque pubblico amministratore avrebbe dovuto fare propria da tempo. Ora il tempo è scaduto e bisogna far fronte a questa ennesima emergenza economica e ambientale. I rimedi, come visto, ci sono e sono a portata di mano; ma la volontà politica?

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