Il turismo culturale: una risorsa che l’Italia sfrutta poco
I dati sono stati presentati dal CISET, il Centro internazionale di studi sull’economia turistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, in occasione di “ tourismA”, il Salone dell’archeologia e del turismo culturale a Firenze. Come ha spiegato la direttrice del CISET Mara Manente, il paniere di spesa del turista culturale e del paesaggio culturale (che include paesaggio, produzioni tipiche, artigianato, ecc. oltre a monumenti e musei) tende a essere superiore a quello del turista generico: importanti sono le componenti riferite alla ristorazione e agli acquisti, spesso di prodotti tipici artigianali ed enogastronomici locali.
Investire nella promozione del turismo nelle aree meno note garantisce un ritorno molto ricco
Oltre alle classiche città storiche, cresce l’interesse verso mete culturali diverse, come le VilleVenete. Diffuse in tutta la regione, riescono ad attirare turisti da tutto il mondo. Sabrina Meneghello, ricercatrice senior di CISET, ha ricordato che, calcolando l’indotto, ogni euro speso per fruire dell’attrattore ‘villa’ genera una spesa nella filiera produttiva locale tra i 4 e 5 euro.
Nonostante l’Italia sia il Paese con il maggior numero di siti Unesco, i turisti non sembrano sfruttare ancora appieno l’offerta del grande numero di musei e aree archeologiche e rimangono concentrati sui monumenti e le destinazioni più tradizionali. Federica Montaguti, ricercatrice senior di CISET e organizzatore del convegno, ha spiegato come nel 2017 la spesa dei turisti “sight-seeing” internazionali ha sfiorato i 14 miliardi, con un incremento del +8,3% sull’anno precedente e consolida il ruolo fondamentale di questo turismo che rappresenta da solo quasi il 60% del totale delle entrate per vacanza in Italia.
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